Cultura. Pro-getto*
by Rolando Mignani
Per la pubblicazione di testi e opere di Rolando Mignani
si ringraziano Sandro Ricaldone e Vincenzo Lagalla.
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Rolando Mignani e Giuliano Galletta
cultura. pro-getto. corporazione storica incorporata nel -MI- (complemento di termine). terminazione in-dividualistica per la costante dell’esercizio di infrastrutture dogmatiche (economiche, giuridiche, mitologiche). disciplin-azione arche-tipale nella fisiologia dell’apparato istintuale. temperamento. carattere. orientamento. funzione. saturazione. asfissia. N.B. lo specifico del suicidio … indiscriminato … dell’avvento della tecnocrazia, secondo i casi …: genocidio se preterintenzionale &, se colposo, infanticidio, dopo “forse” parafrasiamo antonin artaud perché: … sotto l’incrostazione dell’epicentro cibernetico, sotto il sotto, all’ipocentro dell’ipocentro, nel punto più centrale dove il bulicame più ostinato dell’ultima retroguardia dell’ultimo oggetto sottrae ancora all’inutile pervicacia dell’ennesimo senso dell’atrofia, conquisteremo finalmente, viscerati, vagarapida coscienza dell’atipica tipologia del nostro proprio “genitale innato” (ps: per l’etimo di questo termine basterà ripeterlo (voce alta) ogni qualvolta il lavoro suggerisce il riposo (termine di cui s’è perduta la dinamica escatologica): alla consegna finale di tutte le cartelle (voce gergale) regolamentari con duplicato in contrassegno (v. gergale) si avrà diritto ad un onere vitalizio masochterapico sotto forma di buoni-vita quotidiani da ritirarsi indistintamente presso le 5 sedi periferiche o allo spaccio centrale di uno qualsiasi dei sensi unici d’ordinanza storicamente in dotazione). storia fatta capo ha. in psicologia usiamo il termine (termine) -innervazione-: siamo a ragionveduta autorizzati a pensare al termine -tic-, ma non solo: a ragionvissuta e se le aspirazioni universalistiche (fare cultura) di una disciplina come la psicologia han da risultare valide non solo il -tic- è fruibile non-clinicamente ma verificabile nella necessità fisiologica della persona sociale: e -sociale- è la migliore designazione di -privato- salvo coltivarci mansuetudini solipsistiche. dunque l’istinto disvela il suo toto fenomenico in questo habitat, laddove il fenomeno del suo “proprio” habitus tradisce per converso un ordine di proiezioni discendenti capillarmente dal minuzioso consumo del patrocinio astratto (l’IDEA): la selezione, l’adattamento, la conservazione: la geometrale pathos-logia del calcolo incarnato. essere è fare. e l’arte è il fare per eccellenza. questi esercizi sono semplici stenogrammi per non ignorare l’autentico assunto: il meno industriale, il gnoseologico artigianesco, poi l’amanuense protoartistico fino a giungere alla primeva tecnologia della manutenzione anartistica: una retrospettiva permeabile, nel suo transito, dal momento fabrile all’ATTUAL-ISTICO storico-temporale contratto dialettizzato, … secolarizzato nel momento fabrile dell’attuale assoluto dal -MI- facitore; la canonica specialistica può anche aver decretato in-genuità e contraddizione, ma a noi ci inter-essa come anatema vissuto: riapertura permanente della scaramanzia quale lessico esclusivo del demiurgico sociale: l’istituto con riserva poiché nato riserva, riserva resti (la teleologia teologica degli economisti sacerdotali, del mana, del mito, della filosofia supppppone ancora ereditarci inediti per un repertorio corale farcito (grazie froid per l’alibi: -orale-) di patetiche, raffazzonate tautologie taumaturgiche pianificate a contenere ed esaurire il drammatico o problematico esistenziale nell’istituto). il discorso che si sviluppa da questi preliminari cerca l’insorgere in quel quanto di humour analitico sufficiente per far conflagrare, una volta che societariamente determinato, la propria, appunto, fonte seconda (della fonte prima, i lavori, nella costruenda qualificazione clastica, alludono essenzialmente alle categorie linguistiche dell’esistenziale fenomenizzato nella tensione della coscienza versata a giustificare il mondo e fondare l’essere suo, quindi, come positivo; sia beninteso, nel limite del prontuario, dunque, non sarà difficile consultare) l’oggetto oscillare in dentro & in fuori, dalla propria istituzione utensilistica alla propria contingenza esistenziale. nel nostro caso specifico sarà l’oggetto salvato come: il fatto, colto nel farsi/il valore certificato non consumarlo. non ci può, ovviamente, trattenere in questa sede il copioso aggiornamento di tutta una letteratura specialistica sull’argomento, d’altra parte la stessa esegetica marxista richiederebbe a nostro conforto ben altro allestimento o spazio onde citare il mondo del lavoro e il concetto di -alieno-. ci riguardano tuttavia, gravitate attorno alla nozione di -prezioso- dimensionate da presenze serialistiche, quelle laterali possibilità che nel loro genere (in questi lavori) forniscono la presenza di una determinazione: l’ oggettualizzarsi del coefficiente di resistenza del medium e della materia stessa del medium nei confronti e nei limiti della propria form-atività. resistenza non tanto per quanto eredita di ILLESO LA confezione “dimessa” dell’operazione esecu-trice della … simultaneità (momento creativo) rispetto all’ermeneutica flagrante del momento costruttivo (che è già dis-locazione mediante”, o volendo pro-pulsione retorica), ma per quanto utilizzando complementarmente -ILLESO- indichiamo quel termine o quell’operazione che nelle sue caratteristiche rappresentative esplicita connettivamente la TENDENZA congenita a non rappresentare che l’unità singolare della propria presenza. l’ipotesi ideale della ricerca coinvolgerebbe gli espedienti tecnici idonei ad abbassare l’efficienza suggestiva dell’organizzazione gestaltica? la illusio optices della pregnanza figurativa, destituendo l’iter poetico nell’istanza simbiotica pedissequamente focalizzata dalla morfologia linguistica. per molti versi si guarda alla lozione mallarmeana quando lungi da scaturigini evocatorie ottenute direttamente per contigui contrappunti di vocaboli in aree semantiche, verifica il potenziale semantico o simbolico dei singoli elementi capitalizzando le loro permutazioni, sovranità autonomie inabissati in una struttura portante squisitamente sintattica, fino all’unità che riduce il criterio sintattico stesso in oggetto simbolico: una forma chiusa; il processo endosmotico di una strutture, form-ante condotto a cristallizzarsi nell’essenza prelogica dell’informazione struttur-ante. per la loro formulazione in nessi simbiotici, sensibilizzano l’attenzione su alcune ragioni funzionali permanenti nello status linguistico. è il caso, per es., a grandi linee, del linguaggio PARLATO quando determina mutamenti di lingua”. l’ontogenetico che ricapitola la filogenesi per una sorta di op-posiziono esistenziata, o meglio per un collaudo empirico: la parola affrontata al quid contingente o, per così dire, residuato nell’habitat necessario della cosa reale denotata. pertanto ribaltati nella stretta competenza dell’ipotesi lavorativa di questa produzione simbiotica, godremo di un a parola che nell’ATTO di tracciarsi non giungerà a predicarsi, a suffragare il sistema che dovrà fondarla una volta restituita alla sua giurisdizione effettiva dalle veicolazione effettuale del consumo sintattico, semantico, pragmatico: sarà il VERBO tentato dall’autofondazione: lo sprigionamento del proprio potenziale cinetico per autodeterminarsi: metamorfosi nella generale/generatrice pittografica e ideografica risarcendo la latenza della pagina-portante ridimensionata in segnalazione-attiva: polarità dialettica segno portato analogamente al rapporto etnologia-linguaggio. siamo giunti al momento in cui il pensato, il tema è sottratto alle divagazioni (articolazioni) che lo propongono: contrarlo, precipitarlo, recuperarlo nella microscopia dei loro cristalli (contestualità: periodo: frase: parola: sillaba: lettera: segno: pagina) è annullare la distanza ottima/ipotetica che dall’essere e dalla storia ci conquista al divenire e al fortuito (questo è il senso dialettico dell’operazione e insieme l’ephos): storicizzato il divenire (cronaca) corroso l’essere (storia) la presenza impersonale del facitore si apre all’estetica rivoluzionaria come hobby (esteticamente) come religio cosmica, o alla dissoluzione come silenzio.
(testo pubblicato nel catalogo della mostra “Esposizione di poesia simbiotica” Circolo Culturale A. Milani – Genova giugno 1968)
*il testo originale non riportava titolazione. dovendone assegnare una, in questa sede si è fatto ricorso all’incipit.
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