Appunti per una poetica asemica
by Kiki Franceschi
Le mie opere, i dipinti, i collages, le sculture, non nascono dal caso ma approfittano del caso. Provo associazioni di segni, immagini,oggetti, colori e scelgo con sicurezza una soluzione. Non mi chiedo un perché, so che quella ultima soluzione è quella giusta. Sono in uno stato di grazia, l’io cosciente dorme, direbbe uno psicologo, e così non ho la necessità di raccontare, giustificare, spiegare alcunché. Ne sono convinta. Quando lavoro è come stanassi le cose, le parole, i gesti dallo spazio che le avvolge per gettarle nell’acqua. Là dentro la massa trasparente e mobile acquistano una nuova profondità. Il plexiglas è acqua solida che mi permette di ammiccare ad altro, ad altre immagini , altre sovrapposizioni di colori e immagini. Io sono il grado zero della spazialità e la profondità è la protagonista dell’opera. L’enigma è il legame tra le immagini, ciò che sta tra di loro, il loro rispecchiarsi ed infrangersi, quel enigma cattura anche me. Le immagini non si eludono né escludono, non c’è distanza tra di loro. Nell’ opera ci sono le idee, i sentimenti, i gusti, i colori, così come nella mia mente: tutti galleggiano, baluginano, prendono rilievo e poi contorno, svaniscono e riaffiorano. Accadono senza progressione e significazione. L’opera alla fine è un complesso organico di sentimenti, gusti e forme di pensiero, è sostanza, perché a forza di dipingere, assemblare, incollare è come se vedessi con le mani. Quello che faccio nasce da una visione dall’interno, perché è dall’interno lo vivo e perché ne sono inglobata. Tra i colori amo il rosso, il blu, l’oro, il rame e l’argento, perché esaltano le radici ottime della luce. Il mio colore è sostanza e sensazione. Sottolinea il movimento e il distacco. E’ forza centrifuga e centripeta.
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