La poesia concreta di Beppe Piano
by Annie Brechler

 

Beppe Piano, artista poliedrico ed avanguardistico, si propone di investigare il linguaggio inteso come simbolo sociale. Una simbologia, quella di Piano, che riesca a decodificare il messaggio trasmesso dall’universo Arte. La parola con i suoi vari significati unita alla melodia della propria pronuncia ed al significato complessivo di un’immagine o di una poesia divengono protagonisti di un viaggio audace che l’artista suggerisce al proprio fruitore, rivoluzionando il pensiero collettivo.

Se è vero che “Le parole costruiscono mappe di senso che insieme plasmano la nostra identità” il progetto Concrete Poetry di Piano diviene un dizionario visivo a cui poter attingere e così riuscire a tradurre il significato dell’identità sia individuale, di ciascun fruitore, ma anche, e soprattutto, dell’identità artistica e personale del proprio autore.

Beppe Piano “gioca” con parole ed immagini al punto da interscambiare l’Universo Poesia con l’Universo Immagine.

Con il percorso visuale che Piano offre al suo pubblico vi è un “lancio” in stile pubblicitario. Un tendere verso l’innovazione tecnologica. Un rinnovamento delle tecniche artistiche tradizionali in nome di un futuro dove poter fare arte anche con un cervello macchina. Così facendo Piano pare volersi mettere in contatto con un dispositivo capace di comunicare per mezzo di quella rete non più neuronale ma virtuale. Si crea così un luogo di disconnessione e riconnessione. Disconnessione da tutto ciò che, fino ad oggi, si conosceva o si credeva di sapere per una riconnessione in chiave futuristica e/o dadaistica.

Beppe Piano si ritrova a scontrarsi con il proprio alter ego: un’intelligenza artificiale con cui relazionarsi, confrontarsi e forse identificarsi.

Senza voler essere arbitrario l’artista propone una riflessione che dalla fascinazione del testo scritto introduce una materialità impalpabile quella dell’A.I. 

Piano crea spazi di silenzi e di contemplazione. In questo “nuovo” spazio vengono a crearsi nuove relazioni temporali e percettive che costringono l’utete a calarsi in questa “nuova” realtà dove “nulla è come sembra”.

Concrete Poetry si conclude con un quesito finale: e se il viaggio immersivo, fra le immagini presentate da Piano, fosse stato anticipato dal far sapere al fruitore che quello che stava per vedere era frutto di una creazione da parte dell’intelligenza artificiale con quali occhi, con quanta attenzione e con quanta Umanità avremo intrapreso il cammino?