Anna Guillot. Scritture come sismografie policrome
by Carlo Belloli

 

i cartemi di anna guillot sono esercizi poematici dove all’elemento verbale si sostituiscono il principio dell’immagine e la ragione del colore.

le tracce parallele delle pseudoparole disposte a graffiti su tele percorse da luci autunnali evidenziano scritture chimeriche come procedimenti quanto mai esatti che introducono nella favola, nei sogni, nei miti, nelle utopie promosse da una agrafia movimentista e intertensiva.

i raccordi lineari del seguito “continuum-contiguus” (1990-1992) rinviano, invece, a un ordine costruttivo minimalista in cui il segno non decompone alfabeti ma si allinea in successioni ritmiche parallele di intervalli regolari talvolta ortogonalizzati.

alla pseudoscrittura farà luogo il proposito di una impersonalità strutturale panlineare come senso ultimo dell’opera.

così comunica anna guillot personaggio di prorompente vitalità espressiva.

da un debutto dedicato all’ideazione di forme tridimensionali in oggettive che, alla fine degli anni settanta, assegnavano la scultura alla diversa categoria dell’oggettualità plastica, anna guillot si orienta verso una pittura di automatismo grafico segnicamente gestuale.

le prime strutture plastiche di anna guillot allineano forme progressivamente espansive che si spazializzano in dinamica successione rotatoria.

la trasparenza dei materiali impiegati (plexiglas, resine fenoliche) ne favorisce una componibilità intervisiva percettivamente ondulatoria e virtualmente elastica.

con questi corpi plastici compiutamente inoggettivi, anna guillot veniva a situarsi tra il cinevisualismo e il postelementarismo di autonoma sintesi esemplificativa.

farà seguito l’avventura grafemica come analogia semantica di parole decostruite, di lettere abrase, di immaginari poemi stenografati.

attraverso un automatismo che sviluppa linee e punti in zigzag o in arabesco la sua libera spontaneità si risolve, allora, in un linguaggio di metafore plastiche generatore di segni paralfabetici esasperati in estrema tensione gestuale.

superfici a radiazione di luce nel rinvio a una saggezza autunnale che fluisce con ritmi nervosi di colore contenuto, talvolta assopito nell’esperienza percettiva.

i campi segnici proposti da anna guillot in questa fase di operatività sperimentale promuovono traiettorie lineari conchiuse, segmenti di forme-forze evolutive in prepotente ascesa spaziale.

il raccordo lineare si fa immagine, appare come una stratificazione di certezze da esplorare che a volte raggiungono lo spessore del grido.

il grido è la notte della forma, la sottile trama di relazione dei confini, le ripetizioni, gli spostamenti del tessuto grafico che sfibra lettere e scritture da decodificare.

un sistema di segnali estesi come ipotesi di un messaggio preverbale non riducibile a posizioni visive elementari controllabili dall’esperienza immediata.

questi segni si associano fra loro secondo certe regole di somiglianza, contrasto, continuità spaziale e temporale che si risolvono in rappresentazioni percettive più complesse.

l’entropia aumenta istigando a un iperuranio al di là del mondo oggettivo, un inafferrabile mondo trascendente in cui vengono relegati quei valori spirituali che sono stati artificialmente sottratti al mondo reale.

così le metascritture di anna guillot, come i suoi libri-oggetto del 1985, hanno uno stesso grado di tensione e procedono verso uno stesso accordo formando una consonante unità espressiva.

qui i concatenamenti e le intersecazioni multiple dei raccordi lineari si realizzano con l’apparenza di un divenire, di un libero spostamento in tutte le dimensioni dello spazio.

una trama irradiante luci di sogno, fosforescenze preziose, bagliori misteriosi che si contrappongono a sonorità blande, anche crude e sfocate, il più possibile sfondate da ogni lenocinio retorico.

in queste metascritture il pensiero non diventa prigioniero della parola per liberarsi dalle contingenze verbali, mentre la forma viene scomposta ritrovando in ogni elemento nuove ragioni di vita plastica e più essenziali aspetti espressivi.

il linguaggio comincia dove le interiezioni finiscono, mentre il dialogare imperioso delle nuove forme, come sorte per generazione spontanea, rude schiettezza e intensa drammaticità, dà vita ad una vasta esperienza intellettuale.

queste superfici metascritturali annunciano un tormento pieno di turbamenti vitali che è quello dell’anima moderna.

senza fermare il brivido della luce e lo smarrimento dell’infinito sono differenziati dalla loro autonoma concretezza.

automatismo segnico come libertà interiore che spetta ad ognuno resuscitare per prendere posto nell’assemblea delle intelligenze.

con “less is more. attualità di mies” del 1993 anna guillot propone installazioni ambientali di corpi elementari costruiti in omaggio a mies van der rohe, promotore di quel funzionalismo architettonico ancora attuale e insuperato.

si tratta di volumi essenziali che agiscono in un sistema di segni espressivi con regole di gioco diverse.

ne risulta un confronto fra percezioni a cui si attribuisce un valore intersoggettivo di razionalità semantica e compenetrazioni visive minimaliste.

quasi un rinvio a strutture suprematiste dove l’equilibrio formale trova, alfine, la sua equazione riferendo il suo fine al suo principio.

la pluralità degli orientamenti estetici di anna guillot non si manifesta in contraddizioni ma segnala le nuove attrazioni assumendo inedite tendenze dell’interdisciplinarietà comunicazionale.

con intuizioni geniali e con diversi gradi di suggestività, anna guillot pone in nuce un sistema di immagini contrastanti uscite dal dinamismo dell’azione di cui conservano necessariamente l’efficacia.

in queste proposizioni volumetriche si asserisce l’inverazione di mies van der rohe che dematerializzava le strutture in trionfi di luce, in censurati intervalli di tempo, in sottese musicalità di spazio.

così è legittimato tutto questo processo che sembrava estraneo ai precedenti interessi descritturali di guillot.

concepire l’unità dell’universo con diversità di affermazioni atte a non considerarlo sistema chiuso.

quando la ricerca non si esaurisce in variazioni sullo stesso tema.

Anna Guillot, 1987, Continuum-contiguus,
acrilico su pannello di compensato

 

Anna Guillot, 1987, Continuum-contiguus, particolare

 

Anna Guillot, 2000, Freundeskreis, Anna