Mai successo prima
by Andrea Astolfi
mai successo prima_andrea astolfi
Fondaco Scalone, Largo Forcella 8, Atri
16/07/2021 – 23/07/2021
to Federica
mai successo prima si compone dei più recenti lavori dell’artista relativi la pratica dell’asemic writing, i primi del genere olio/acquerello su tela, carta, cartoncino, carta bambù, agenda, quotidiani, libro, sacco in polipropilene, sacco di yuta. una ricerca sul segno, sulla dirompenza del colore, sull’incisività del gesto. a completare il lavoro un’installazione di saponetti novecenteschi, disposti e meditati anch’essi come asemic haiku sulla superficie pavimentale dello stabile. a chiusura della mostra l’artista ha realizzato un’azione asemica. testi critici di Francesco Aprile e Antonio Francesco Perozzi.
mai successo prima consists of the most recent works by the artist relating to the practice of asemic writing, the first of the genre oil / watercolor on canvas, paper, cardboard, bamboo paper, diary, newspapers, book, polypropylene bag, yute bag. a research on the sign, on the disruption of color, on gestural incisiveness. to complete the work, an installation of twentieth-century soaps, also arranged and meditated upon as an asemic haiku on the floor of the building. at the end of the exhibition, the artist carried out an asemic action. critical texts by Francesco Aprile e Antonio Francesco Perozzi.
nella costruzione della mostra mai successo prima l’artista si è relazionato con lo spazio-mostra attraverso un approccio conservativo, senza aggiunta di supporti necessari alla disposizione dei lavori, ma utilizzando unicamente ciò che lo spazio già disponeva al fine, ragion per cui sono stati i lavori stessi a doversi prestare all’ambiente, non viceversa. la motivazione di una tale scelta è sia in linea con la ricerca di Astolfi, in particolar modo, con quei punti nodali sempre ricorrenti: la fragilità e semplicità dei supporti, il continuo rimando alla concretezza dell’impermanenza buddista anicca, assimilazione e trasformismo della pratica, sia con la volontà di fare mostra di una parte dei locali del Fondaco Scalone, così destinati ad un uso inedito. stando al caso specifico dell’installazione, l’artista ha utilizzato i saponetti della famiglia Scalone, realizzati nei primi del novecento con grasso di maiale e soda caustica, conservati nel Fondaco Scalone fino ad oggi, nello spirito suddetto, attratto quindi dalla bellezza e stranezza di un oggetto dai connotati formali significanti ma difficilmente captabile a prima vista, similmente ai lavori di scrittura asemica. l’idea quella di tracciare delle scritture asemiche, e più precisamente degli asemic haiku, tridimensionali, palpabili, concreti, sulla superficie pavimentale dello stabile ed instaurare una relazione tra questi e le serie di scritture asemantiche presentate, laddove hanno scovato un modo di stare ed essere.