Nell’im-mondo dei segni. Note sull’opera di Cristiano Caggiula
by Francesco Aprile
2015-12-01
Una bordatura di parole apre la consecutio di inserti che innervano l’opera sul tracciato dell’avvenimento. Marginale, quasi esterna, la bordatura di parole non conduce a significazione la sua presenza, nel senso in cui non si ravvisa il compiersi della parola. L’uso di materiali effimeri, contromateriali, che ha antecedenti illustri in quanto percorre la produzione verbo-visiva dalle scritture manuali degli anni ’50 passando attraverso la poesia visiva fino ai giorni nostri, si sostanzia nell’opera di Caggiula come lacerti di un tessuto quotidiano portato ad un parossismo d’insignificanza semantica, causa svalutamento, qui ripreso e teso ai margini di una comunicazione che ha nella pratica chirurgica del dettaglio, dell’avvicendamento, dell’affastellamento, un riscatto liminale che tende l’architrave del discorso verso un terreno sottoposto a smottamento continuo. Eppure si addensano i significati. Laddove la pretesa dell’asemantico cerca l’assenza della significazione, l’intenzionalità autorale riporta il percorso sul caos di significati che si stratificano sull’opera. Al corpo, luogo della significazione, segue il moltiplicarsi del numero – che con McLuhan accordiamo all’inconscio – nella folla metropolitana e nella sua riproposizione e accentuazione, proiezione della proiezione, virtuale. Il centro eccentrico del discorso, spostato di asse in un al di fuori costante, poggia adesso in una dimensione caratterizzata da continui rinvii e proiezioni, spostamenti che introducono la condizione autorale lungo una insistenza significante che ha nel dominio del segno la connotazione primeva. Se nella cultura e scrittura tipografica si registra un lutto per la separazione del gesto, dell’immagine e del suono, fomentando una sensibilità alienata nella frammentazione delle vite psichiche (McLuhan), la frammentazione che si manifesta nell’opera di Caggiula attiene al piano dello scontro. Ma è uno scontro fra i piani sfalsati di un reale, im-mondo (Lacan), che è nel simbolico e fuori di esso, barrato ed al quale non si ha accesso. È una rappresentazione estrema del significante mancante a percuotere l’opera di Caggiula. La Spaltung, divisione strutturale del soggetto, ha qui una cadenza che è ancora spostata dal centro e avviene, appare, come evento nella moltiplicazione dell’eccentrico, dell’al di fuori di sé in un marasma di centri colti in una proiezione ipertrofica, sovrapponibili eppure mai coincidenti. La significazione dell’insistenza dei segni è restituita ad un tempo dalla materialità dell’opera e dalla singolarità corporea che agisce su di essa, ad un altro tempo è data dalla parola mancante che si concede in desiderio e mette in moto la relazione fra l’opera e il fruitore. Questa parola mancante, delegittimata nella sua mancanza, ritrova, in questo concedersi e apparire, legittimazione che è sostanza polemica, gravida di segni a lei contrari che pure concorrono in un amalgama strutturale a conferire presenza materica al linguaggio poetico.
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