L’UNIVERSO IRIDESCENTE DELLA POESIA. A COLLOQUIO CON MAURIZIO SPATOLA
by Irene Palladini
Sestri Levante, 23 giugno 2009
Pubblichiamo per gentile concessione di Maurizio Spatola
I.P Con Costa, Molinari, Parmiggiani, Chopin, Spatola firmò la lettera di invito a ‘Parole sui muri’ a Fiumalbo. Parole in libertà, appunto, che animarono una manifestAZIONE in cui la poesia è delocalizzata, oltre i confini perimetrali della pagina bianca, e si fa davvero totale. Centralità e periferia di Flumen album o Alpium…
M.S La localizzazione a Fiumalbo nasce dall’incontro fra Corrado Costa e Mario Molinari, il quale aveva conosciuto bene Delfini e manifestava forte interesse per la poesia fuori dalle regole. Molinari era stato eletto sindaco di Fiumalbo e mise a disposizione il paese per una esposizione di arte e poesia visiva, e fare il punto sulla situazione della poesia d’avanguardia. Costa coinvolse Adriano e Parmiggiani che si misero subito all’ opera, stabilendo contatti con artisti di tutto il mondo. Al francese Henri Chopin fu affidato il compito di selezionare interventi di poesia sonora. Ciò che sorprese gli organizzatori fu la progressiva trasformazione dell’esperienza che andò ben oltre la semplice esposizione di manifesti. I partecipanti animarono un vivace happening. La gente del luogo e i turisti ci guardavano con sospetto, curiosità, interesse o indignazione. Adriano era l’anima-guida dell’esperienza, infaticabile faber che animava, con passione e rigore, gli eventi ed era lui ad assumersi la responsabilità delle scelte effettuate. Il corrispondente dell’International Times, inviato appositamente a Fiumalbo, scrisse sul periodico londinese un articolo intitolato: “Finally something positive from Italy”.
I.P Il luogo non è davvero separabile dalla vitalità di Mulino, fabbrica letteraria. Il Mulino, luogo periferico in cui appartarsi per persistere, luogo di sperimentazione per anime esuli. Centro e periferia nel Mulino di Bazzano.
M.S Pur essendosi volutamente ritirati in periferia, cioè in campagna, per sfuggire alla confusione babelica della città, è chiaro che nella dimensione internazionale in cui si muovevano, Adriano e Giulia Niccolai assumevano coscientemente un ruolo centrale nella ricerca di un’idea nuova della poesia: concetto che per Adriano era già chiarissimo da alcuni anni e che si riassumeva nella formula “poesia totale”. E con loro si muovevano (interagivano) Corrado Costa, Franco Beltrametti, C.A. Sitta, Giovanni Fontana, Julien Blaine, Gerald Bisinger, Paul Vangelisti e i pittori Giuliano Della Casa, Claudio Parmiggiani, William Xerra, solo per fare alcuni nomi tra i tanti che ruotarono attorno al Mulino di Bazzano. Al Mulino trovarono il loro ubi consistam non solo Adriano e Giulia, in fuga dalle risse letterarie romane, ma anche la nostra iniziativa editoriale. Il progetto dell’antologia ‘Geiger’ era nato in una casa di campagna a San Donato di San Prospero, a pochi chilometri da Parma, dove Adriano abitava con la moglie e il figlio. Da questa antologia derivò la casa editrice, che si insediò prima a Bologna e poi a Torino. Nel ’71 al Mulino Adriano e Giulia fondarono Tam Tam, costola delle edizioni ‘Geiger’, che nel ’75 vennero trasferite anche loro nel casale: avevamo deciso di produrre tutto al Mulino, dalla ideazione alla produzione dei libri, con composizione e stampa casalinghe. La realizzazione dell’opera non fu più demandata all’esterno, secondo un principio di fondamentale coerenza sia nell’opera che nell’ operare. Alcuni fra coloro che hanno ricostruito quell’ esperienza hanno affermato che il trasferimento al Mulino fu una “ ritirata strategica” dal ’68 e da una certa idea di impegno. Non è così. Per Adriano si trattò di un modo per riflettere profondamente sulle ragioni del fare poetico. La rivista e la Casa editrice erano aperte al mondo esterno: tanti giungevano al Mulino per un consiglio, una proposta o una richiesta di pubblicazione. Transitavano e si confrontavano, magari anche in modo conflittuale, conservando sempre la loro autonomia.
I.P Periferici e centrali, mi pare, Adriano e gli altri lo furono nella concezione stessa della poesia, intesa come sacrificio e festa permanente
M.S. Si può parlare di poesia e arte intese come festa e sacrificio permanente solo in riferimento al modo vitalistico, torrenziale con cui Adriano riusciva ad aggregare persone dai caratteri diversi, costringendoli al più assoluto rigore nella realizzazione dell’opera. I ‘mugnai’ avevano uno stile permanentemente ludico e al contempo produttivo, quindi faticoso.
I.P Periferico Adriano lo fu anche nell’ideazione di un’esoeditoria che si contrappone alla concentrazione monopolistica dell’informazione.
M.S. Penso a ‘Geiger’, naturalmente. E l’introduzione che scrissi per l’antologia Geiger 4 del 1970 mi sembra adatta come risposta a questa domanda.: ‘Geiger’ ha saputo continuare un discorso sull’idea di integrazione fra le arti, un progetto non esaurito in una serie sconnessa di gesti isolati, ma divenuto pratica quotidiana. Qui la sperimentazione si è attuata come permanente e si è rivelata polivalente in un elevato numero di tentativi e di tentazioni, senza diffidenze, né obiettivi prefissati. E tutto questo quando la pressione dell’industria culturale continuava a snaturare e a uniformare le ricerche più diverse. ‘Geiger’ è stata un’antologia cosciente di dover pagare con la limitazione della tiratura il suo ruolo, ma che ha anche rifiutato l’etichetta di un prodotto di elite. Si è trattato infatti di una condizione oggettiva dalla quale si sarebbe usciti solo mediante una decisione di induzione qualitativa, costringendo così l’immaginazione ad abbandonare la prima linea per confinarsi nelle retrovie.”
Lascia un commento