ARCHITETTURE SOCIALI E SITUAZIONI CONTEMPORANEE
L’OPERA D’ARTE DI LUC FIERENS
FRA POESIA VISIVA, MAIL ART E POETICA FLUXUS.
by Laura Monaldi
L’Arte contemporanea – soprattutto dagli anni Sessanta in poi – si è caratterizzata per una natura incerta e ambigua, mettendo alla prova le possibilità dell’immaginario quotidiano, consacrandosi al presente storico in quanto sensibilità viva e partecipe all’epistemologia contemporanea e appropriandosi non tanto dell’immaginario moderno, quanto del concetto culturale e semantico che le immagini del mondo moderno rievocano. Di fatto, un sistema di relazioni complesse ha legato l’Arte agli aspetti sociologici dell’esistenza: il fare artistico si è fatto Idea e il puro piacere visivo è andato via via delineandosi come puro piacere intellettuale. Ne è scaturita un’Arte sociologica e interpretativa, vincolata all’elaborazione delle modalità comunicative che rendono il pubblico partecipe non solo a livello di percezione estetica, ma anche a livello culturale e intellettuale. In tal contesto l’artista contemporaneo si è posto il problema di tematizzare i processi di massificazione culturale, di analizzare la frattura fra Arte e Vita, la «crisi delle ideologie» e la «morte dell’Arte», giungendo alla conclusione che per sopperire alla decadenza della cultura e dei saperi, l’opera d’arte deve in qualche modo saper globalizzare gli aspetti epistemologici ed ermeneutici della società.
Pertanto, l’interrogazione semiologica sui linguaggi dell’arte, i ripensamenti ideologici, linguistici e metalinguistici – degli artisti e dei movimenti d’avanguardia – hanno posto l’attenzione sulle potenzialità espressive dei linguaggi moderni e contemporanei e sulle loro possibilità di interrelazione reciproca, come momento di conoscenza totale di un’epoca analiticamente sfuggente. L’attenzione verso i nascenti mezzi di comunicazione e il tecnicismo diffuso hanno posto le basi per una critica alla società di massa, condotta attraverso l’individuazione dei sottocodici immessi nel sistema linguistico, l’eversione e la mistificazione dei linguaggi tecnici e settoriali, con lo scopo di sollecitare e approfondire i rapporti fra le diverse arti, contribuendo all’affermazione di una terza cultura e di una controcultura. La ricerca artistica, puntualizzata sul linguaggio e sui due principali codici estetici – quello iconico e quello verbale – si è qualificata come tentativo di lettura visiva, ironica, simultanea, attenta alle linee del caos politico-sociale, eversiva, simbolo di un risarcimento estetico dal carattere democratico e popolare.
È proprio in tale prospettiva culturale che si inserisce l’opera di Luc Fierens: collagista e poeta/provocatore visivo, attivo in una notevole rete di interrelazioni fra sperimentazione verbo-visuale, Mail Art e Fluxus. I suoi collage si caratterizzano per una semplicità e una chiarezza inedita, con una spontanea prosa creativa lontana dalla selettività d’espressione, ma seguendo la libera associazione mentale, come flussi imperturbati di idee verbali che sfiorano il soggetto dell’immagine. Non a caso, se da una parte il rapporto fra parola e immagine gli permette di operare un’ecologia del linguaggio che neutralizza e decontestualizza il messaggio massmediatico, l’espressività postale e fluxus gli consente di creare un’architettura sociale, finalizzata alla resa concreta di progetti, modus operandi e scambi di collaborazione con altri artisti del settore, ponendo l’accento sulla materia estetica in quanto esplorazione di forme alternative di comunicazione, in cui arte e vita risuonano all’unisono. Di fatto, per un artista contemporaneo, la creazione è il momento di maggiore simbiosi con la vita: quell’apice espressivo della presa di coscienza pragmatica attraverso cui l’intellettualità si fa concreta nell’attimo dell’ispirazione, rendendolo partecipe a un presente enigmatico e fuggente. Nel momento della creazione il senso estetico si dissigilla dinnanzi alla spontaneità del quotidiano, sfugge alla comprensione veicolata o non-veicolata dal senso comune, agli schematismi precostituiti, alle convenzioni artistiche e linguistiche, in una dimensione schiusa al presente e alla molteplicità delle percezioni.
Luc Fierens realizza nel collage interferenze iconografiche e lessicologiche, innestando impulsi creativi e sovversivi della poesia: un intervento chiaro e semplice che fa dell’opera d’arte una guerriglia comunicativa. L’intento è la messa in luce di messaggi cifrati, atti a risvegliare dall’intorpidimento della cultura di massa. Il collage, come recupero della manualità artistica e miglior strumento di raccordo fra parola e immagine, esalta la concretezza e la fisicità del linguaggio grazie alla messa in luce della plasticità della scrittura, a una libera e razionale collocazione spaziale di significanti: una giustapposizione di correlativi oggettivi capaci di mettere in evidenza i punti di contrasto concettuale fra passato e presente nello spazio aulico dell’opera d’arte contemporanea. In questo gioco di mutilazioni visive e intromissioni linguistiche si amalgamano infinite inquietudini collettive, dando vita a scenografie quotidiane direttamente connesse a una realtà purificata dalle false ideologie. Si tratta di una forma di realismo interpretativo della realtà politica e sociale: un realismo pragmatico e comunicativo che fa del linguaggio contemporaneo – e non solo – un materiale pittorico capace di promuovere a livello ontologico il superamento della distanza fra arte e vita, favorendo l’avvicinamento del quotidiano all’universo estetico. Tale simbiosi si manifesta grazie a un’adeguata strutturazione del materiale artistico, in base a precise finalità dell’autore.
L’operazione estetica di Luc Fierens appare come la risultante di una sintesi di due sistemi percettivi contrari e al tempo stesso complementari: parola e immagine, lettura e visualità si trovano posti su una stessa superficie e il collage si pone agli occhi del lettore e del fruitore come un codice da decifrare e sul quale riflettere, nell’esplicita volontà di far colpo nelle menti di un pubblico che legge e fruisce nello stesso istante. Sul piano strutturale e su quello della ricezione tale pratica giunge a una simultaneità e a una globalità non solo percettiva, ma anche interpretativa: il sincretismo estetico genera ironia e sarcasmo volto a dissacrare la realtà contemporanea, poiché ironico e provocatore è l’artista che modifica il linguaggio, invertendo i significati sintagmatici del senso comune e obbligando a una lettura complessa e interpretativa del codice. La retorica estetica è ricca di sperimentazioni capaci di rendere il messaggio artistico enigmatico, costringendo il lettore visivo a una lenta presa di coscienza dell’opera d’arte, della sua funzione e del suo intimo significato. Tuttavia la provocazione rimane un diktat per gli artisti che concepiscono l’Arte non solo come luogo di ricerca, ma anche come strumento dichiarativo, volto a smuovere il senso comune: una forma di comunicazione, in quanto presa diretta sull’attenzione del fruitore, senza troppe allusioni effimere. Il fruitore, capace di interpretare il sostrato culturale che sta alla base del testo, deve mediare il rapporto tra l’opera, la società e l’interprete, in quel rapporto reale e ideale che si costituisce come fondamento della totalità complessa dell’opera d’arte, la quale informa e indirizza il lettore verso l’unità di senso.
La tematica dell’informazione diviene tematica della comunicazione. Sul versante intellettuale l’attenzione si sposta dal messaggio, inteso come sistema oggettivo d’informazione, al rapporto comunicativo fra messaggio e ricettore. Si tratta di mettere in evidenza la dimensione semantica e pragmatica, nonché sintattica dell’opera d’arte. Il processo di progressiva perdita di valore subito dal significato verbale a vantaggio del significante, produce nelle opere di Luc Fierens una perdita di significato che avviene sia per accumulo che per sottrazione, a vantaggio del contenuto totale dell’opera. Tale poetica trasforma il sentimento del piacere in qualcosa che aspira a un’universalità che esige la partecipazione di altri individui e funziona da produttore di socialità. In altre parole, il piacere estetico che scaturisce dalla visualizzazione semantica delle immagini e dalla lettura della parte visiva si fa piacere intellettuale in cui si concettualizza il mondo, razionalizzandolo e connotando aporie e contraddizioni che vengono offerte alla massa con il solo linguaggio che essa possa comprendere nella sua interezza, ossia il linguaggio mass mediatico. È chiaro, quindi, che sul piano della ricezione, l’elemento distintivo è rappresentato dalla simultaneità e dalla totalità percettiva cui il fruitore è chiamato a esercitare sul testo da osservare e da leggere.
Nell’epoca della comunicazione di massa l’Arte è divenuta mezzo e messaggio, attraverso i quali si manifesta un’attenta e profonda ricerca sul linguaggio e sull’espressione contemporanea. Ironia e iconicità si sono unite per sviscerare i valori semantici che l’Arte porta in sé – quella Postale in primis, sia sul piano dell’espressione che su quello del contenuto. Una forma di dialogo, quindi, tra esperienze e riflessioni, fra la tendenza innata dell’artista a comunicare e una prassi che ha fatto dell’estetica odierna uno strumento, grazie al quale partecipare attivamente al presente in quanto presente. Luc Fierens si è dedicato all’analisi della controcultura operante, approdando a un’idea di Arte nuova, aperta e radicale, in linea con le contraddizioni e le aporie culturali: la multimedialità e il nuovo senso dialogico concretizzati dall’Arte Postale si caratterizzano nell’opera dell’artista per un ampio senso di confronto globale, in cui le dimensioni pubbliche e private sono minimizzate, in virtù di una comunicazione più vera, autentica e priva di ideologie precostituite.
Non si tratta certamente di una semplice arte per corrispondenza, ma di una più profonda riflessione e di una speculazione estetica disinteressata, lontana dai sistemi dogmatici e istituzionali, dalla tradizione e dai canoni filosofici. Contro la saturazione comunicativa della modernità l’artista opera senza filtri, portando la cultura a un alto livello di intelligibilità, nel tentativo di creare un sistema linguistico-comunicativo pluridirezionale, in cui mittente e ricevente possano usufruire indistintamente di più canali, codici e medium, al fine di un’informazione non veicolata, ma aperta alle infinite possibilità di lettura e interpretazione, proprie dell’Arte Contemporanea. Un modo, pertanto, di sfatare il mito – o renderlo esteticamente un ‘falso mito’ – del famoso assioma di McLuhan, secondo il quale «il medium è il messaggio» e ogni forma di comunicazione è destinata nell’era globale a chiudersi in una forma mentis, variabile nei contesti e nei canali di trasmissione.
Nella Mail Art e soprattutto nelle opere verbovisuali di Luc Fierens – si vedano i principi della Social-Art, delle Cornucopiae e dei Postfluxpostbooklets – c’è una totale apertura di sensi e significati, grazie alla quale il fruitore diviene un ricevente attivo, partecipe alla creazione estetica e all’interpretazione, che di volta in volta si alimentano vicendevolmente. Il messaggio epistolare rivive, in senso artistico, la sua aulica posizione di essere un genere estetico dalle grandi capacità comunicative e direzionali: dalla privata cassetta postale all’esposizione pubblica, l’artista distrugge i confini dell’attuale comunicazione culturale, in nome di un’Arte solidale e collaborativa: un network libero e indipendente che dall’underground si è aperto al mondo, facendo dell’Arte un inno all’autenticità del messaggio artistico e del linguaggio estetico al suo grado zero, consentendo di percepire l’opera d’arte come una “situazione”, in cui gli individui possano divenire partecipanti attivi e consapevoli della vita, in confronto all’osservatorio passivo a cui la società massificata tende per antonomasia. Di fatto allo spettatore è richiesto un marcato richiamo alla memoria personale e collettiva, al fine di una fruizione individuale e conscia, priva di ogni persuasione occulta e palese della comunicazione contemporanea.
Opere di Luc Fierens
Courtesy of Collezione Carlo Palli, Prato
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