Considerazioni preliminari sull’opera poetica di E.E. Cummings
by Rolando Mignani

 

per i testi e le immagini di Rolando Mignani
si ringraziano Sandro Ricaldone e Vincenzo Lagalla

 

“Non serve soltanto intuizione, ma anche un senso
innato dell’analogia, un dono che si può sviluppare con
l’esercizio ma che non si acquisisce”
René Alleau, La scienza dei simboli

Rolando Mignani

1. La propedeutica fruitiva che informa l’approccio alla “riscrittura ermeneutica” di Edward Estlin Cummings consiste in un fortunoso quanto curioso antefatto di igiene mentale. È sufficiente infatti che una presunta gestaltung grafematica traduca testualmente uno soltanto dei caratteri tipografici che tracciano la scrittura per sollevare dall’ipnosi della pagina la limatura corpuscolare delle lettere interrogate incipientemente dal magnetismo ideografico del modello assunto.

Dal nero-su-bianco dei bassorilievi sillabici al bianco-su-nero dei graffiti perifrastici il chiasmo rizomatico dell’episteme uroborica di Cummings non “morde la coda” incandescente del suo vertiginoso’ ‘manierismo” che con le fauci naturali del futuro remoto che fummo, che la poiesis naturante è; ma ‘mordere’ non è precisamente la parola, non certamente quella che può rendere giustizia tanto al telos che al progress; forse ‘ingoiare’ ma virgolettata da ‘tautomachia’, e questa, a sua volta, arbitrata en abîme dal demone molecolare del ‘praeter’. Il criterio selettivo, dunque, in ordine al fatto che ciascun singolo segno sul campo, intercategorema od interstizio spaziale risulti esteticamente responsabile delle coordinate finali del testo funziona a partire dall’assortimento casistico tracciato, intanto, dal “moncone” indiziario del pre-ambolo verbale meno la sua saturazione simbiotica: quindi dall’ analisi sintattica pilotata ad escludere traslazioni fittizie, a nullo tasso, diciamo, di metabolismo semantografico.

Caso sintomatico di cogenza iconica è, ad esempio, l’imprevista ostentazione della sgrammaticatura giocata nella maiuscola della lettera T qualora imperativi contestuali debbano risolvere l’esordio toponomastico del tracciato tematico nella imagérie dialettica dell’alto & del basso nel mitema archetipo del cruciale, del verticale, dell’orizzontale, dell’elevazione, del discendere, dell’ascendenza, etcetera secolarizzata ad hoc dalle varianti narrative.

Nella tornata strofica t/ReMbLiN/g, in un’opera a carattere erotico del 1950 che definisce l’oggetto della nostra campionatura nel paragrafo successivo la t e la g prima di costituirsi autonomamente in posizione grafica ai fini della ricerca di una metodica statistica dan luogo ad un fenomeno di non secondaria importanza; precisamente il fatto che la candidatura delle lettere alla riscossione simbolica diffonda un sospetto di gestazione semantica mobilitando al massimo grado l’energia lessematica dell’interlocutore. Un vero e proprio “tappeto di meditazione”, un vortice mandalico.

In altri termini, il fatto, da parte di tutta indifferentemente la costellazione segnica, di insinuarsi “clandestinamente” in un presunto sistema verbo-ideografico, e pertanto fondandolo, con patente simbolica ma cui solo potenzialmente apparterrebbe rappresenta già di per sé una strutturazione espressiva in fieri con quoziente poetico sufficientemente alto (sufficiente, per altro, a farci ripensare il termine” ricerca” in tanta parte del filoepigoneismo neo-postavanguardista in questo settore).

In definitiva ciò che ci preme non è poi tanto il fatto di riuscire a legittimare l’opera di Cummings in seno ad un “concetto” di poesia decisamente alternativo alle madornali cazzate divulgate in più di mezzo secolo da tutta una schiera tra-boccante di scherani, mezzadri carismatici a “mezzo servizio” nei postriboli accademici più retrivi della storiografia ottocentesca (segue un centinaio di nomi grandi & piccoli, italiani compresi, compresi naturalmente i ciechi beneplaciti editoriali), importa invece finalmente rilevare in Cummings la possibilità di un inventario teorico che partendo dalla sua tecnica arrivi ad aprirsi in problematiche squisitamente linguistiche.

Determinante rimane il fatto che nel tessuto poetico di quest’ opera si instaura costantemente una tensione semantica interlinguistica preposta a germogliare taluni simbiotismi ideografici “abbandonando” combinazioni non funzionali nel volume dell’economia verbale, movimento, quest’ultimo, tutto centripeto e metalinguistico deputato ad articolare il graphos.

2. Quanto sopra ci induce ad assumere per la parola un deterrente” archetipo” eteronomico, anagrammatico e preverbale capace di riprodursi in bilocazioni verboiconiche. Possiamo anche tradurre il concetto variando un dettato semplicistico ma puntuale: -la poesia è una serie di associazioni in cui alcuni passaggi sono sospesi, “saltati” -; “saltati all’occhio”, dovremmo aggiungere nel caso del geroglifico cummingsiano, ma occorre subito, d’altra parte, amplificare il concetto proprio a partire dalla sua cifra epistemica pensata accanto alla ragione redazionale delle faglie etimologiche. Alla stregua tensiva del macrocosmo frastico sarà, analogamente, la parola a trasformarsi, anzi, propriamente a formarsi nel suo logaritmo come – … una serie di associazioni la cui genealogia etnico-antropologica è “saltata”, precisamente precipitata, distillata, contratta, spiazzata, volatizzata tanto dal versante semantico tout court che da quello pragmatico, di più, carismatico, demiurgico, rituale, ludico, etico e drammatico.

In conclusione, occorre che la logica verbale scenda a patti con l’a priori semiotico che la poesia simbolizza distillando il linguaggio (ricordiamoci del ‘piede – autobiografico – tra i non nati e l’altro tra i morti’ di Klee) , scenda a patti con quell’imperativo d’essere “compossibile” dei contrari, scenda a patti col perché di Cummings parlando della ‘luminosa (occhio) stenografia del verbo’ come contrazione scrittorica spaziotemporale dilatata in diseminazioni “allogene” e, infine, col perché di Cummings parlando della ‘luminosa tautografia del verbo’: meglio, uno per tutti (dalla Raccolta – 73 poems -, Harcourt, Brace & World Inc. New York), questo incredibile escamotage cummingsiano parlerà per noi da una distanza trentennale e da un magistero in confondibile di anticipi:

D-re-A-mi-N-gI-Y

leaves
(sEe)
locked

in

gOLd
after-
gLOw

are

t
ReMbLiN
g

,;:.:;,

Avvertenza: per ovvie ragioni di spazio, nella sede di questi fogli le argomentazioni metodologiche e le citazioni casistiche cui fa capo la seguente analisi risultano implicite. Non possono che esplicarsi a partire dall’intelligenza del testo poetico. Precisiamo tuttavia che ciascun dato lessicale concilia sistematicamente l’estensione del portato statistico coi risultati metatestuali forniti dalle varianti casistiche.

3. Particolare in tutta l’opera di Cummings è l’attenzione portata all’ordito numerologico. Nel caso in esame il motivo 1-3/3-1, sviluppo ternario dell’unità, sintesi unitaria della tripartizione informa in anteprima il contesto nella ripartizione architettonica dei versi.

Lo sviluppo della strofatura è suddiviso in 7 unità, idem per il primo verso, idem per l’ultimo con centri focali salienti rispettivamente in mi, quarta parte del verso di attacco D-re-A-mi-N-gI-Y; in gOLd/afterIgLOw, quarta parte in suddivisione strofica; nel segno interpuntivo del “punto” (.), quarta parte dell’ultimo verso , ; : . : ; ,

Nel morfema centrale mi del primo verso, la m e la i, fine ed inizio rispettivamente del sostantivo dream e del suffisso ingly partecipano di una dialettica che assegna al sostantivo valenza teoretica indifferenziata e statica riscattata alla specificazione differenziante dal veicolo suffissale, ovvero: la parola non è che le sue declinazioni modali).

Il discorso sul numero 4, la quarta parte, la famosa tetractys pitagorica corrispondente alla simbolica globale del denario (1 + 2 + 3 + 4 = 10, asse e cerchio, sfera, centro e circonferenza, essere e divenire, etcetera), altra notevole presenza in Cummings, ricorre in quest’opera nella strofa centrale,. Lo scambio alliterativo all’interno del sistema sintattico di questa strofa, compendio già di per sé dell’assunto erotico del complesso tematico, ci sposta dalla phonética, attraverso un concetto runico del percorso (run, runian, to rown, to round in the ear, segreto, sussurrare, parlare a bassa voce, bisbigliare all’orecchio un segreto), nel territorio auratico della geometria del mystes: dalla frantumazione grammaticale dell’ordo classico che disperde e differenzia i referenti e gli oggetti, dallo stornamento dai codici e dai contesti abituali al sapere critico della pratica delle differenze (gOLd-gLOw / OL-LO) crittografato visualmente nell’orizzonte dell’iniziando.
Il movimento chiasmico in sequenza successiva OL-LO, maiuscole ideografate sul calco semantico dell’intera strofa decifra’ ‘letteralmente” il processo invocando, in certo qual modo, la simbolica quadratura alchemica del cerchio, l’eros del piombo trasmutato in oro e l’evanescenza dello spirito insediato nella materia, l’orgasmo del lapis filosofale e l’atanor della femmina. Dalla diversità imperscrutabile dell’assoluto e del tutto (O, cerchio, 360°) al suo ribaltamento analogico ternario e terreno del mondano e del quotidiano celebrato in metonimia del relativo, dal temporale, dal divenire (L, angolo retto, quarta parte, 90°).

Dal tutto alla parte (OL) & dalla parte al tutto (LO) del revival cosmico c’è l’equazione di senso che ritroviamo affabulata orgasticamente in after- eros, sacrificium, sacerdozio della rinascita; rivendicazione permanente del sapere erotico nei suoi rituali thanatici di “passaggio”, metamorfosi di cronos in eros & thanatos, nella metis ludica di agone & alea; (gOLd/old), l’oro vecchio, antico, arcaico, potenziale semico di scambio generazionale, potenziale desiderante (sperma, leaves locked in gold, desiderio) dopo, successivamente, after- , post coitum risplenderà (gLOw) nell’esaurimento (LOw) della sua performance.

Cummings o del crittogramma: rown da una parte, suggerimento dall’altra; la poetica rowns in the ear ciò che la lingua suggerisce: OL-LO, maiuscolo segreto sussurrato all’orecchio, all’ascolto … della vista nel bagliore magico di un tramonto particolare (after- gLOw) ri-vela e suggerisce low nell’intermittenza psichedelica di LO in gLOw; ibidem per old ‘chiuso’, nascosto doppiamente e distratto da OL e da gOLd. La poetica si ri-vela in embrione nella e nei suggerimenti della lingua, nella sua spassionata radicalizzazione.

After- gLOw, l’ultimo bagliore del sole (LOw) orgasmico prelude allo splendere del girone successivo (after-) nell’esperienza del gaudium, nell’inspirati o nemesica: (-) il trattino interpuntivo ‘di contiguità’ a fine verso in after- assegna alla percezione visiva dello spazio bianco significato sinonimico in gLOw simbolizzando, infatti, lo spazio infratestuale, tanto nel bianco-spermatico che nello splendore trascendentale dell’ estasi orgastica.

“Non si è insistito abbastanza sul senso e sulla portata dell’operazione che tende a restituire il linguaggio alla sua vera vita ( … ), ossia a riportarsi d’un balzo alla nascita del significante. Lo spirito che rende possibile, e perfino concepibile, una tale operazione non è altro che quello che ha sempre animato la filosofia occulta e secondo il quale, dato che l’enunciazione è all’origine del tutto, bisogna che il nome germini, per così dire, altrimenti è falso”. (Walter Benjamin, 1916 – Sulla lingua in generale e sulla lingua degli uomini, citato da Franco Rella in – Miti e figure del moderno – Parma, 1981).

Fantasma propiziatorio, nel movimento del primo, verso, DANY, oggetto femminile del sogno in D-re-Ami-N-gl-Y, formula i suoi modi (ingly) diagrammando le pulsioni della dinamica dell’amplesso (MaluScOlEmInUsCoLe). AND di riflesso, anagramma il suo statuto congiuntivale “sostantivando” in DAN (Y): DAN, in ebraico, è una mediazione che congiunge, condizione dispensatrice di soluzioni e di equilibri, letteralmente ‘giudice’, arbitro infine, e lo specifico contestuale ce lo declina in ‘Eros’, testimonianza della carne e incarnazione divina del desiderio, celebrazione messianica dell’amore. DAN/AND, la congiunzione giudicatrice è la stessa che giustifica, l’unione che giustifica l’uno e giustifica l’ ‘altro’, che giustifica l’uno come alterità a sé stesso; mondana o divina che sia, come presenza nell’ alterità.

Fin qui formalmente l’osservanza etimologica. Quanto invece all’ascendenza ancestrale di riscontri kabbalistici abbiamo a questo punto una conferma importante sulla funzione e l’identità di Eros in seno alla mitologia dei” misteri minori”. DANY non è altrimenti che una figura gerarchica ad ogni effetto, tanto linguistico che escatologico; tolta dalla grammatica e consegnata al filologo si espropria del nome aggettivando il diminutivo in DANYEL (‘Dio è il mio giudice’). DANY, DAN, Y, femmina, diminutivo divino, incarnazione eristica, particola sacrificale sulla scacchiera degli etimi trasforma la sua sineddoche in ministero salvifico. Eros traslato in DANY sarà il mio giudice quotidiano, la memoria profonda di DAN Y EL, delegato dai pieni poteri, ministro, colui che amministra nel sangue catameniale la ‘discesa agli inferi’.

Al riguardo ADN anagrammando l’unione (AND), la mediazione, la giustificazione e il giudice (DAN) recupera dall’ebraico del ‘Libro della Genesi’ l’etimo di Adonai, potenza creatrice divina che in alleanza con Elohim officia nel fuoco come Eros spagirico officierà nell’orgasmo. DAN/AND/ADN fan capo in definitiva, isolandolo, all’ideogramma radicale Y, si fan, per così dire, omologare geometricamente dalla struttura tripartita relativa, temporale e storica dell’unità circolare della cosmogonia dello spirito.

leaves / (sEe) / locked, seconda strofa, la poetica di Cummings si annuncia, si dichiara, addirittura si tautografa: leaves, foglie, “parentesi” vulvari, segni, semi, semi spermatici e semi linguistici chiusi (chiudenti) nell’oro del desiderio, chiusi nell’oro dei significati (sEe), discorso, linguaggio, parole che si apriranno al senso (gLOw-LOw) obliando la lettera, la pratica e la metafora (gLOw tReMbLiNg). Dalla funzione all’ex-stasis. E, ideogramma in (sEe), ne compendia l’affresco e lo preagisce: è l’unità dell’asse verticale la cui direttrice alto/basso vincola in 3 segmenti orizzontali avanzati nella direzione e nel senso progressivo della scrittura l’uomo alla terra e al cielo, all’altro, comunque, all’oltre, al diverso, alla differenza, alla perdita, al suo proprio sé.

Dal Cummings poliglotta conosciamo la sua consuetudine all’uso tropico di termini stranieri. La congiunzione italiana sottintesa nella maiuscola della struttura (sEe) recupera in filigrana l’analogia mitografica estremo-orientale del carattere arcaico Wang, simbolismo “congiuntivale” per antonomasia simile alla E duplicata sull’ asse in 180 o. Questo sofisticato reperto statistico è un tipico esempio della pratica tautografica della mise en abîme cummingsiana.

Wang conduce a culture a tradizione esoterica: rex, via regia, iniziato, uomo universale. Naturalmente per Cummings, pur se i contorni risultano sfumati da una qual certa poetica del crittogramma e dell’eros, dal primato della saggezza sulla sapienza, contro una scienza, il progresso, la folla, la massa, la filosofia dell’obbedienza valga il suo segno enciclopedico di veggenza critica nel nomadismo apolide e cosmopolita del piano esistenziale.

Anarcoide ante litteram, individualista spretato, poeta, anche americano volendo, accidentalmente occidentale nella ragione aforistica dell’oximoron, nella didattica retro attiva del crittogramma: in tal senso il termine ‘nomadismo’, ‘esistenziale’ volendo, ma più poeta indubbiamente che poeta americano.
Cummings, poesia o ‘della congiunzione’. Il trembling molecolare (, ; : . : ; ,) della foliazione spermatica prefigura ‘in scala’ il molare individuale di destino e storia. Parabola, scala allegorica e scala cromosomica (danY/and-Y/adn-Y/dna-Y), un apologo della “congiunzione”, la grande catena dell’ essere?

Tutto si chiude in una cieca e sterminata apertura oscena, oscena come il fato, come il mana, come indicibile, metastorica simultaneità dei cicli nei bioritmi delle cose e del pensiero. Agonia dell’ agonismo? È l’ agnizione di Cummings discesa & puntualizzata (.) nella gloria omofonica (AND-END / la congiunzione delle congiunzioni) del sincronismo dei ricorsi ciclici. Religione per religione la “congiunzione” biochimica del DNA è una ulteriore sinonimia crittografica del testo sognata (D-re-A-mi-N-gl-Y) postuma dall’economia linguistica da inserire nel mosaico cummingsiano sul Sinai dell’esegesi?

Maturata a questo punto, nell’ottica implacabile della tecnologia cummingsiana, la nostra inconsueta complicità ermeneutica ci sembra opportuno riaprire le parentesi delle “riserve” sul caso t/ReMbLiN/g citato preliminarmente in sede teorica all’inizio del nostro discorso; lo faremo segnalando un passaggio di non minore importanza tanto più che finirà per illustrare l’apoteosi “interpuntiva” (tanto strozzata dal contorsionismo filologale) dell’ultimo verso.

Timore e tremore, stimmung, folgorazione, trembling dreamingly, dreaming tremblingly; il tremore delle foglie semiche pittografate sulla scorta semantica del flusso pelvico del poliedrico amplesso allucinato in D-reA-mi-N-gl-Y (A-b-C-d-E-f-G) accomuna la vibrazione del fermento erotico sulla sinusoide del desiderio nel primo verso quanto su quella estraniante e stravolgente del suo compimento in questo penultimo (ReMbLiN/ A b C d E f G ).

L’anagogia dell’orgasmo in t, in questo pastorale vincolato al “mondano” della linea metaforica di scrittura sotto gli auspici del cruciale o la grazia che discende a benedire l’epifania (pittografica) del seme (g) son due momenti univoci rivelati, in anamorfosi, nel pentacolo medianico dell’introitum.

t in g, tranquillità e turbamento, sistole e diastole del contrappunto ciclico di un disegno cosmico, “tu sei solo ma non sei separato”.

Dreamingly in t, tremblingly in g, tremante presagio, lebenswelt della stimmung, sognante disagio, hope in fear and fear in hope: la tentazione presagita di smarrimento nel fato, nel fato inappellabile dell’ effimero e degli eventi non cesserà di confondersi con la scrittura, con l’eros apotropaico della poesia.

4. “Bisogna cacciare gli scribi dal tempio”: generazioni di squallidi ‘mandarini’ che han diffuso per oltre mezzo secolo “l’interpunzione eccentrica e bizzarra” di Cummings pensandola nei termini della” rottura” goliardica hanno frainteso, a dir poco, la tradizione rivoluzionaria del linguaggio poetico almeno a partire dagli antenati di monsieur Lascaux malgrado le tonnellate (& tonnellate) di cartaigienica voluttuosamente vergata (‘open his head, baby’ / Cummings, XAIPE, 1950).
Non c’è quindi da stupirsi se a fronte di tanta insensibilità si siano limitati prevalentemente a inventarsi la poetica cummingsiana nell’ambito del clima irredentista capeggiato dall’Europa in fermento del ’20, ’25, ’30, Breton, Dada, Futurismo, Duchamp; peggio, scovare l’estemporaneo bohémien di villaggio in margine al terrorismo teorico degli Imagisti e all’estetica del ‘New criticism’.
L’epigrafe al codice dell’ultimo verso, ; : . ‘: ; , andrebbe, per contrasto, dedicata a costoro: – A una tradizione di béceri -.

“Disegnate un cerchio non più ampio di un punto” , dirà Jakob Boehme, “e tutta la sorgente della natura eterna vi si troverà contenuta”.

Sulla conversione degli uni negli altri di movimenti eccentrici e concentrici ne parla ancora Karl Witte nel 1879 in “Dante Forschungen” … ma nessuno prima di Cummings traduce queste tematiche dalla metafisica del pneuma, della voce, del discorso parlato nell’estetica della scrittura grammatologica.

Nessuno prima di Cummings con una conseguente e radicale inversione di marcia stenografa nel replay crittografico della trasfigurazione verbale tutte le estensioni metaforiche che la dialettica fonocentrica della parola ha saputo esprimere nelle tematiche cosmiche del sincronismo ciclico.

Sottraendo in un sol colpo linguaggio, tema, segno, sogni e significato alla loro canonica finalità transitiva, allo statuto temporale dell’esorcismo narrativo, a quello filosofico del soggetto apodittico, con lo stesso movimento con cui evoca il mondo il segno fonetico della grafia cummingsiana si riassorbe in sé stesso incorporandosi la sua produzione: sclerotizza il tempo della parola nella durata ottica dell’implosione ideografica.

Tardo erede tematico di questa metafisica Cummings la conclude nell’eresia tipografica, nell’atmosfera rarefatta e insonorizzata dell’ a priori metalinguistico. Condensa nella antelechia microfisica del segno intransitivo tutte le emanazioni metaforiche ratificate dall’enthousiasmòs, dal logos, dal tempo, dalla materia. Cummings, ovvero la forma spaziale del tempo. Punto d’incontro precessionale nella sintonia cardiaca tra la madre e il feto.

Il ‘cerchio’ di Boehme sarà il punto conflittuale di perdita del soggetto cummingsiano: Eros, Orfeo, poiesis o della identità katastrophica di centro e circonferenza, di materia e di forma, di tempo e di eternità; identità katastrophica di vivere & morire continuamente riconquistata contro la conversione dottrinaria della voce nei terminali catartici della cultura. L’ideogramma costituito sulle faglie della grammatica è solo il prodotto aleatorio della scommessa intestina tra lingua e linguaggio: entrambi si contendono verità e metodo, soluzioni e mistero.
Cummings lo sa bene e lo spazio fisiognomico del suo segno eidetico si fa tramite abissale di superamento del senso significato dal positivo: spostare l’apertura conflittuale su piani dell’essere purgati dello spessore gratificante dei paralogismi umanitaristici.

In Cummings la polare commutazione del quid puntiforme (.) con la dinamica spiraliforme (,) della “virgola” , le scansioni pittografiche e quelle categoriali che, volta a volta, questa dialettica si assimila in ordine all’assemblaggio del planisfero interpuntivo (storia, divenire, essere, esistenza, etcetera) entrano in una gerarchia combinatoria di valori e di forme analoga alle strutture metamorfiche del mito. – “Like the burlesk comedian, I am abnormally fond of that precision which creates movement” / Cummings – IS 5 – Foreword, 1926.

Processo interminabile di scambi, clonazioni, induzioni, contagi, ma retto tuttavia da una logica inflessibile, dal rigore inesorabile che giunge e si diparte alla e dalla vertigine asintotica del furor semioclastico, dove i resti articolati su sé stessi cedono la “parola” alla muta loquacità dello spazio grammaticato: non meno estetico che noetico, non tanto simbolico quanto pragmatico grazie alla grammatica che ci attraversa il mondo con Cummings ne usciamo, e dalla grammatica e dal mondò ripraticando il mondo, e dalla grammatica e dal mondo reimpatriandoci il mondo. La riconquista della terra è del “mistico”.

Rito e criptogramma, mitema e s-criptura, myein e àgein, chiusura e conduzione, mistagogia labirintica del deserto, guida in piena luce alla luce della conduzione, conduzione è il tra-guardo, la meta, il mistero svelato, cairòs, satori, soto-zen , tathagata (coloro che vanno e vengono, cosi).

Pittoresco ologramma che col mito divide una struttura comune, la matrice cinesica dello spazio preverbale anteriore e trascendente rispetto al linguaggio. Spazio piagetiano delle “operazioni concrete” che l’universo microfisico della pagina tipo-grafica distribuisce con rinnovate modalità espressive nell’economia metaforica degli assi cartesiani della scrittura; di più, arsenale crittografico di figure, di metodiche, di retorica e di stili le strutture elementari dell’immaginario simbolico sono dunque memorizzate nei circuiti normativi della griglia linguistica.
, … , , (,) femmina / uomo/ divenire / cronos. (;)  amplesso / polarità / complementari / essere in divenire. (:) crisi / post coitum / hybris / melancholia / epifania / katastrophé / interregno. (.) unio uroborica / cairòs / daimòn/ entelechia. (: j ,) ibidem ciclico / palindrome / palingenesi.

Ecco che allora, riassumendo, la tecnica cummingsiana risulta essere nient’altro che la rêverie scenografica della fisiologia di Gutemberg come’ ‘ontologia diretta” dell’ atto poetico. Per certi versi vivisezione del verbo, per certi altri partenogenesi semiotica, reazione a catena, per altri ancora, infine, dicendo che la “parola” cummingsiana è più della somma delle sue parti, quella grafica e quella verbale: “IS 5” , disse una volta Cummings a proposito di 2 + 2 pensando la poesia. La sua parola is 6, concludiamo noi coniugando il numero nel verbo essere e l’essere del verbo nella sua cifra spiraliforme del divenire.

 

(testo pubblicato in “Ghen Liguria” n. 3, giugno 1983)
“Ghen Liguria”, ovvero “Ghen res extensa ligu”, edizione genovese, diretta da Mignani, della rivista del movimento di Arte Genetica fondato a Lecce nel 1976 da Francesco Saverio Dòdaro.

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