Scrittura Asemica, Asemantica, Desemantizzata…
by Salvatore Luperto
Testo di presentazione della mostra Asemic writing: la scrittura acefala, lo scrivere, il flusso”
Scrittura asemica, asemantica, desemantizzata, criptica, e molte altre espressioni fanno parte del ricco lessico utilizzato per indicare una scrittura che ha perso il significato razionale del suo segno che non è più parola e neanche un fonema dotato di capacità distintiva.
La scrittura senza significato si pone all’osservatore libera da interpretazioni di senso univoco, oggettivo, per assumerne altri di valore simbolico, estetico e personale in relazione alla sensibile fantasia del fruitore, il quale, seguendo una “trama” (del racconto), un “filo” (del discorso), immagina e divaga tra segni dai variegati andamenti lineari, ondulati, astratti, spezzati, geometrici, frammisti ad altri segni d’interpunzione, immagini e ritagli che sono anch’essi privi di significato convenzionale.
Il primo libro asemantico italiano è Contemplazioni di Arturo Martini del 1918, “un capolavoro solitario” che “precorre di mezzo secolo ricerche segniche paraverbali condotte in tutti i paesi del mondo. Geniale incrocio di codici, è un sondaggio filogenetico nei più remoti archetipi scrittorii della numerazione (tacche parallele nel legno e lo zero romboidale dei Maya), un modello di primarizzazione delle convenzioni scritturali nella loro unità minimale, l’asta; nonché un sapiente gioco di tasti per la formulazione visiva di ritmi musicali” asserisce Mirella Bentivoglio nel catalogo della mostra Il Librismo 1896-1990, tenutasi a Cagliari nel 1990.
Negli orditi privi di significato convenzionale – definiti da Gillo Dorfles asemantici per la loro illeggibilità, in una recensione dedicata a I. Blank nel 1974- sono pur presenti, quegli elementi che caratterizzano la scrittura asemica nella forma di simulazioni calligrafiche autografe o tipografiche; di grafie anomale, regolari o discontinue; di segni ritmici provenienti da linguaggi di ambiti culturali differenti, letterari e scientifici.
Tutte scritture che eludono il significato, invertendo le regole e lo schema usuale della comunicazione; che alterano ogni prerogativa semantica precostituita del significante; che azzerano la fonetica rendendo muti i segni grafici. Una scrittura silenziosa, muta, è quella di Tomaso Binga nelle sue grafie desemantizzate nel “codice verbale” e risemantizzate alternativamente. Considerando la sua scrittura criptica, l’autrice la definisce “subliminale” poiché essa agisce direttamente sulla psiche senza il condizionamento del significato delle parole e del loro suono.
L’andamento fantasioso e casuale dell’asemic writing s’impone come disegno libero, talvolta interagendo con altri elementi tra cui immagini e ritagli di pagine, prelevati da riviste e libri, ricombinati con la tecnica del collage. Il suo aspetto esteriore, la sua immagine offre una “semantica aperta” libera dai vincoli interpretativi del significato e del suono della parola.
La mostra “Asemic writing: la scrittura acefala, lo scrivere, il flusso” da me curata con intervento critico di Francesco Aprile, nella Galleria Artpoetry, via G. Candido 3, Lecce, evidenzia nei lavori di trentaquattro artisti le attuali ricerche su questa tendenza affermatasi in Italia sin dagli anni Settanta e attualmente diffusasi a livello internazionale. Lavori di scrittura poietica che richiedono al fruitore ampia disponibilità a seguire il “filo”, la “trama” del racconto disegnato; ad entrare nei punti nodali dei lavori eseguiti con tecniche miste, inchiostri, tempere e collage; ad interpretare il vuoto semantico. L’asemic writing è una tendenza della scrittura creativa che non assolve più alla sua funzione di veicolare un concetto, ma sé stessa. Un movimento poetico-artistico che esprime simbolicamente la fluidità dei principi etici di una società senza valori stabili, univoci, aggrovigliata su posizioni contraddittorie, lasciando all’individuo la libertà di interpretare autonomamente il senso della vita e dei suoi valori non più certi, consolidati dalla storia e dalla civiltà, ma ambigui ed effimeri, espressione di una società in costante movimento tra reale e virtuale, legata ai valori dell’economia e del denaro.