“Non ho mai tradito l’Arte” – recensione a “Dòdaro. Dal battito creatore alla rifondazione dell’anthropos” (iQdb Ed., 2020)
by Donato Di Poce

“Non ho mai tradito l’Arte”
F. S. Dòdaro

Ci voleva un poeta, poeta visivo e sperimentatore di linguaggi poetici e asemici come Francesco Aprile ( Francesco Aprile, 35 anni, Caprarica di Lecce, è un poeta visivo, autore di scritture asemantiche. Ha fondato nel 2014 insieme a Cristiano Caggiula la rivista Utsanga.it), per regalarci finalmente un ritratto esaustivo e colto del grande Francesco Saverio Dòdaro(Francesco Saverio Dòdaro (Bari 01/08/1930 – Lecce 09/02/2018) è stato poeta, poeta visivo, saggista, filosofo, teorico dell’arte e della letteratura, narratore, studioso del libro e delle sue forme.)

Dòdaro insieme a Emilio Villa e Adriano Spatola, è stato il poeta più sperimentale e inseguitore del sogno d’una poesia totale, sacerdote e guru della contaminazione di linguaggi e di generi, ma soprattutto uno dei nuclei fondanti della poesia visiva ma che forse passerà alla Storia per essere stato il promotore e fulcro del Movimento di Arte Genetica.

Come spiega bene già dalla prefazione, Francesco Aprile: “La ricerca di Francesco Saverio Dòdaro, dagli anni Cinquanta fino alla morte dell’autore, avvenuta nel 2018, si è intrecciata con le vicende di alcuni audaci innovatori, contribuendo a sua volta a rinnovare in maniera importante il ventaglio delle ricerche poetiche germinate dal secondo Novecento. Dalle prime combustioni pittoriche al passaggio alla letteratura e alla teoria del testo e dell’arte, dall’avvincente e profonda teoria sulla genesi del linguaggio al rinnovamento dell’oggetto-libro, dal modulo come unità di misura del pensiero alla narrativa postale e all’internet poetry, dalla poesia visiva alla narrativa concreta, dalla letteratura mediatrice di pace al romanzo di cento parole nelle vetrine dei negozi, la ricerca di sempre nuove formule ha animato l’attività dòdariana. Ne viene fuori il profilo articolato di un autore impegnato nell’investimento creativo dei linguaggi, in una prassi di rinnovamento del mondo, oltre che dell’opera, uno sconfinamento dei generi che ha saputo dialogare con le linee portanti della ricerca internazionale, costruendo trame di intervento attivo sul mondo, investigando il libro e la parola poetica nell’ottica eterodossa del travalicamento dei confini fra i linguaggi più disparati. Questo studio vuole offrire un profilo storico-critico degli ambiti di ricerca e dell’opera, attraversandone le diverse fasi evolutive…”

L’Autore ci accompagna passo passo nel libro con competenza e chiarezza, ma anche con passione e lucida analisi critica, nei vari aspetti della personalità e attività poliedrica di Francesco Saverio Dòdaro, analizzando e mettendo a fuoco i vari ambiti di attività di Dòdaro:

-Combustioni pittoriche

-Teoria de testo e dell’Arte

-Libro Oggetto

-Internet Poetry

-Poesia Visiva

-Romanzo di 100 parole

-Il Movimento di Arte Genetica

Nel libro si svelano e rivelano oltre alle teorie e paxis Dòdariane, le amicizie, i contatti, e le collaborazioni su tutte quella con Antonio Verri.

Ma leggiamo a pag 33 come il poeta docente e critico Daniele Giancane ricorda la proposta estetica fondamentale di Dòdaro: “ …Dòdaro ci propose la sua idea estetica: l’arte genetica, ovvero che tutte le arti-dalla pittura alla musica, dalla poesia all’Architettura-derivano dal ricordo del battito del cuore materno. Non facciamo altro nell’arte che cercare di recuperare quel ritmo. L’Arte è il linguaggio del lutto, di ciò che si è perduto nella separazione del soggetto dall’utero materno. Compito dell’arte è cercare di rifondare l’unità duale. La teoria ci affascinò…”.

Un altro grande merito di Dòdaro è quello di aver fondato e diretto collane ( Ghen Arte, Lecce, 1978), Violazioni Estetiche(LecceArte Studio,36, 1981), Scritture( Parabita Il laboratorio 1989), Spagine Scrittura infinita infinita(Caprarica di Lecce, Edizioni dopopensionante,1989) e tante altre.

A pag. 180 troviamo l’esplicazione della ricerca verbo-visiva: e qui Francesco Aprile fa appello alle sue doti di autore del genere e studioso della materia, nonché grande conoscitore di Dòdaro: “ La ricerca verbo-visiva di Dòdaro verte sulla dicotomia congiunzione-mancanza. L’utilizzo della lettera ”e”, di elementi minimi significanti e significati, parlati mette in evidenza la funzione del linguaggio che nasce come tentativo di congiunzione, laddove la pulsione fattasi desiderio assume connotati simbolici…”.

Il libro ha tanti pregi, intanto è il documento storico più articolato ed esaustivo su Dòdaro, è corredato di documentazione storica, iconografica e un’imponente bibliografia, ma l’autore ci accompagna tra le pagine del libro in modo passionale e avvincente come un romanzo, ma pieno d’incanto e di passione come la poesia. In una parola un libro da non perdere.

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