ARTE POSTALE! (1979-2009). A Mail Art magazine
by Vittore Baroni

 

L’idea di creare una rivista interamente dedicata alla mail art mi è venuta nel 1979, due anni dopo il primo contatto col mondo dell’arte per corrispondenza, dovuto al fortuito incontro col noto collezionista ed artista postale Guglielmo Achille Cavellini. Ho chiamato il mio periodico autoprodotto semplicemente Arte Postale!, con un punto esclamativo finale ad indicare l’esuberanza e calore della “Rete Eterna” (come l’artista Fluxus Robert Filliou aveva battezzato la rete creativa in rapido sviluppo), un circuito amichevole ed aperto di autori impegnati nel libero scambio di qualunque genere di idee e lavori, superando qualsiasi differenza razziale, ideologica e linguistica. Una sorta di “social network” che ha anticipato Internet col semplice uso di lettere, cartoline e francobolli.

Nel corso di tre decadi, ho pubblicato Arte Postale! con periodicità e tiratura molto irregolare, adottando spesso formati e configurazioni diverse. Nei primi due anni, sono riuscito a rispettare una cadenza quasi mensile, con una certa ruvidità di impaginazione “taglia-e-incolla”, sulla stessa lunghezza d’onda delle fanzine punk dei tardi Settanta. Gradualmente, le uscite si sono fatte meno frequenti e più complesse nella struttura e confezione. I primi cinquanta numeri di Arte Postale! sono stati prodotti in edizione limitata di 100 copie, adottando la strategia ad “assemblaggio” avviata a New York dal poeta sperimentale Richard Kostelanetz nella sua seminale pubblicazione Assembling: ogni partecipante spediva cento copie di una pagina, cartolina, francobollo d’artista o altro contributo, i materiali venivano poi da me raccolti assieme con l’aggiunta di una copertina e di alcune pagine redazionali. Molti numeri della rivista avevano un tema dominante (musica, badges, poesia, adesivi, fotografie, Neoismo, ecc.) o erano dedicati a singoli artisti postali viventi o scomparsi (Ray Johnson, David Zack, Lon Spiegelman, Piermario Ciani), altre uscite invece avevano un tema libero ma richiedevano contributi in formati specifici (ad es. il n. 24 era un numero speciale in 3D, con piccoli oggetti contenuti in una scatola di cartone; il n. 49 era dedicato a opere in miniatura, coi piccoli lavori raccolti in una custodia da audio-cassetta). Dopo il n. 50, cessai il procedimento ad assemblaggio per stampare di solito l’intero periodico autonomamente, in fotocopia od off-set, aggiungendo però sempre vari interventi manuali, rendendo ogni copia una sorta di “pezzo da collezione”. La tiratura variabile andava dall’unica copia del n. 53 (un numero speciale preparato da Mark Pawson come omaggio alla mia pubblicazione) fino alle 600 copie del n. 63, contenente un singolo 7” in vinile del gruppo Le Forbici di Manitù con l’inno del Congresso Decentralizzato del Networker del 1992. In trent’anni, hanno partecipato alla rivista circa mille autori da sessanta paesi.

Seppure regolarmente disponibile al pubblico su abbonamento, Arte Postale! è stata perlopiù scambiata gratuitamente con materiali o pubblicazioni simili di altri artisti postali, nel rispetto del “libero scambio” e dello spirito anticommerciale tipico della mail art. La pubblicazione è stata anche inviata ad un numero selezionato di archivi, musei e biblioteche in varie parti del mondo: una raccolta completa si trova nell’Archivio di Poesia Visuale e Concreta di Ruth e Marvin Sackner (Miami, USA), così come nell’Archivio VEC (Olanda) gestito da Ros Summers e nell’Archivio di Guy Bleus in Belgio. Un numero variabile di copie è incluso anche in molti altri importanti Musei, biblioteche pubbliche e raccolte private in Italia e all’estero. Nel 2007, per celebrare i miei trent’anni nel circuito dell’arte postale, ho prodotto cinque numeri di Arte Postale! connessi a cinque diversi progetti ed esposizioni collettive, fornendo così un nuovo impulso alla circolazione della rivista.

Nonostante tutti i suoi limiti pratici e il persistente status di pratica sotterranea, la mail art resta una potente affermazione di collettivismo creativo, un modello praticabile di attivismo culturale fai-da-te basato sulla cooperazione e la solidarietà. Neppure la rapida diffusione di Internet negli anni Novanta è riuscita a dissuadere migliaia di artisti postali praticanti dal continuare ad utilizzare buste e francobolli, a favore di una più immediata (e spesso più economica) comunicazione elettronica. L’e-mail, assieme alla telefonia cellulare e ad altre nuove tecnologie, è divenuta di inestimabile aiuto per chi pratica il networking creativo, ma il mercantilismo rampante di molti siti web di tipo artistico ha reso il mail-artista veterano piuttosto cauto e diffidente nei confronti del mezzo digitale. I progetti di arte di rete sul web, ritengono molti artisti postali, ancora non possono sostituire la sorpresa e il piacere di ricevere ogni giorno regali inaspettati nella cassetta della posta, con lettere e pacchetti da toccare, aprire, annusare… Quindi la mail art sopravvive nel terzo millennio, anche se la mia rivista, probabilmente la più longeva pubblicazione di arte postale in assoluto, ha concluso il suo viaggio col n. 100 (dicembre 2009, documentazione del festival di audio arte Klang!), apparso esattamente tre decadi dopo il completamento delle prime tre uscite (ottobre-novembre-dicembre 1979), una trilogia anch’essa a tema musicale.

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