Impossible / I’m possible
by Francesco Aprile, agosto 2014

 «Oh qui qui quanto s’è stravagato met la polvombra il padre dei puttanazionisti , ma (O il mio corpo e le mie stelle splendenti!) quanto ha bandamisurato i cieli più eccelsi la superbinsegna di una stuzzicante pubblicità! […] Le querce d’antano ora si logorano»

Joyce, J., Finnegans Wake, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1982, p. 4bis

«Poiché il Vero non può contrastare col Vero, ma anzi gli si armonizza e gli porta testimonianza» (Averroé, 2004, p. 61).
Se c’è un vero nell’opera di Luc Fierens appare destinato al contrasto che è poi armonia perché veicola le differenze. Dunque, se c’è un vero è una frattura, una rottura che non presuppone alcun dogma. Poiché il vero è un impossibile. Ma l’impossibile è esso stesso un possibile. Impossibile / imposibilis / possibilis / inpossibĭlis. In–  di ciò che entra in qualcosa. Entrare nel possibile, dunque opporvisi o accettare la vertigine. Del vuoto, della scelta, della responsabilità, delle differenze, dei contrasti e dei loro incontri. Impossible / I’m possibile.   Dunque l’impossibile che è un possibile si registra nell’opera di Fierens come movimento desiderante. La giustapposizione dei corpi reificati e le immagini delle devastazioni. Un linguaggio esplosivo perché esplosioni sono le mutilazioni del desiderio. Tagliato, sezionato, dall’esercizio del potere, diviso, questo, fra bombe, guerre, distruzioni, e un imponente apparato linguistico, comunicativo, che nella concatenazione dei corpi pulsionali, mutilati dal verbo, fortifica la sua dimensione. L’uomo davanti ad una macchina. L’uomo è la macchina. Spazio e corpo desiderante. È colto nella produzione seriale dei desideri e nella ancora più seriale mutilazione degli stessi.   L’incompiutezza del desiderio è essa stessa un impossibile, un possibile che apre alla tensione della ricerca. Immagini desolanti. Ritagli di devastazioni. Corpi catartici e corpi mutilati dalle aberrazioni del potere.   Occhi. Gli occhi tornano a ripetersi nell’opera di Fierens, a moltiplicarsi lungo i corpi, a ricollegare l’uomo, colto nel tempo delle bombe intelligenti e del massimo grado di disumanizzazione della scienza, al mondo e al mondo della vita come componente coestensiva della capacità creatrice del mondo stesso.   Inoltre, l’elemento percettivo proprio della vista, appare in continuo dialogo con altri momenti privilegiati della percezione. Da una parte l’udito. Così entrambi, lungo la lezione platonica, appaiono come quella serie di elementi percettivi capaci di posarsi lontano, di universalizzarsi oltre l’esperienza, seminando messaggi.   D’altra parte, la drastica riduzione dello spazio preposto alla percezione ne annulla gli effetti, assottigliandone le possibilità che appaiono poi riscoperte in modo esplosivo nell’elemento del tatto a cui legare la componente inconscia dell’attore sociale. I corpi in soprannumero che si sfiorano, toccano, esigono il contatto in un tentativo di fuga dal rimaneggiamento del desiderio, si manifestano come numeri ai quali ricondurre, in termini di creazione esperienziale e incontro, la determinazione del mondo. Un discorso poetico che pone il proprio segno nell’elaborazione delle immagini colte in un dialogo continuo fra l’attore sociale ed il mondo esterno.   La ricerca di una consapevolezza sociale è la posizione politica di Fierens. L’andamento etico della sua proposta poetica. Un invito che vivifica un approccio che vede l’arte come momento privilegiato per il raggiungimento di un ordine sociale non repressivo.   La parola-immagine appare come segno connotativo della base reale del contesto immaginifico che volge lo sguardo all’indirizzo possibile di nuovi sviluppi poetici e vitali. L’orizzonte utopico di un possibile reale. Una linea guida.   Tutto ciò è connotato attraverso l’elaborazione spaziale delle immagini, ricercate con cura e spesso provenienti dal passato – dunque attualizzate – contestualizzate nel vortice dialettico che con la parola pubblicitaria-giornalistica sigilla il passato nell’istante e guarda al futuro, costruendo abbozzi percettivi del presente. Sguardo attento e semina costante.

Testi citati:
Averroè, Il trattato decisivo sull’accordo della religione con la filosofia, Milano, Fabbri Editori, 2004

Opere di Luc Fierens

luc fierens - blind

 

luc fierens - dominare