Dall’ufficio e ritorno (1994)
by Sergio Rispoli

L’avviluppante territorio della burocrazia, con la sua intricata quanto rigida articolazione, non offre ad Italo Carrarini semplicemente lo spunto per un riutilizzo analitico del pertinente modello linguistico, ma gli suggerisce, in maniera più propria, di assumerne esplicitamente la prassi comportamentale ed operativa per manipolarne funzioni e significati. E ciò al fine di innestare nella natura istituzionale, schematica ed obbligatoria dell’Ufficio, il gene estraniante del suo contrario, cioè il fondamento di uno statuto volontario e occasionale, il perno di una proposizione estetica.

La produzione burocratica di Carrarini si risolve in opere documentali, strettamente attinenti all’ordinaria metodologia protocollare delle pratiche amministrative, ma pronte a legittimare la portata di un diverso, clandestino circuito di informazioni, attivato dall’artista all’interno dello stesso apparato di riferimento. Della realtà specifica di quest’ultimo, permane, nel lavoro in esame, l’esperienza diretta dell’operatore che ne recupera essenzialmente la rilevanza quale fonte collettiva di scambi individuali, ma che ne istruisce la dovuta certificazione – oggetto del suo paradigma creativo – avvalendosi di un flusso di dati e riscontri estranei o impropri, comunque di certo non contemplati dalle procedure in vigore presso la pubblica amministrazione.

In effetti, nella normativa che ispira la comune modulistica, tantomeno rientra un atto del vedere applicato al risultato finale dell’operazione volta a formalizzare i dati e i riscontri suddetti, specie se, come in questo caso, tale atto è suscitato dall’azione dell’artista che guarda in sé stesso l’impegno organizzativo e amministrativo dell’impiegato, e viceversa, in una visione speculare, quindi rovesciata, ed in un rapporto di reciproca contaminazione.

Ecco, che questa specularità si trasmette alla concezione dell’opera, in modo che anche l’Ufficio, espressione interattiva di necessità e potere, di fronte all’erogazione dei peculiari servizi di Italo Carrarini, finisce immancabilmente per far vedere di sé il riflesso di un’altra impreventivabile prerogativa, quella di comunicare un fare dell’arte.

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