Testi
by Lamberto Pignotti
Nessuna via di fuga narrativa
Non era niente, appena qualcosa, forse, ma no, via, un secondo di esitazione, un’acquiescenza un po’ troppo pronta nella quale si intravedevano dettagli reali, dettagli presi dalle inchieste, dai verbali delle intercettazioni, dalla cronaca quotidiana, e immediatamente tutto quello che per un attimo era spuntato per poi scomparire, storie difficili da digerire, tutto riaffiora e si raccoglie in un punto, ma non c’è modo, non è il momento di raccontare il male dal suo interno, alla minima esitazione crolla d’un colpo tutto, neanche un accenno a tirarsi indietro mantenendo credibilità, alleggerendo la narrazione, finché, se avesse dimenticato qualcosa, se tornasse indietro, il sorriso si cancella, lo sguardo si spegne, che cosa sarà mai di preciso, nessuna salvezza per nessuno, non vale più la pena, nessuna via di fuga narrativa, è una cosa da nulla, e lo colpivano di nuovo, incapace di raccontare ciò che ha sotto gli occhi ha perso ogni cognizione del tempo.
Durante il monitoraggio
Vedeva ora, la polvere negli occhi diradatasi, la luce, e aveva sollevato la faccia, adagio, molto adagio, la luce era entrata attraverso le ciglia, e all’improvviso aveva visto, inondati di luce, un’enorme quantità di numeri, avevano i colori della poesia, pieni di splendori e di palpiti, con bagliori accecanti, un riflesso di sole scivolò sul diagramma, guardò intorno, socchiudendo gli occhi che il sole aggrediva, gli sembrava di vedere il mondo per la prima volta, miliardi di punti di vista, solo le palpebre tremavano un poco, una luce acuta gli batteva sugli occhi forzandoli, veniva, penetrava, inondava tutti i big data, aprire gli occhi per lui adesso nella temporanea assenza del respiro, era disagevole, ma la luce penetrava ostinata attraverso le palpebre e continuava a battere e a battere, nelle cause consentite, poiché durante il monitoraggio veniva bendato e di non poter identificare.
In quell’avamposto del nulla
In quell’avamposto del nulla era insufficiente, ma non negativo a quel punto, guardare i dati nudi e crudi, un dramma, una storia simile, una situazione mai vista, c’era qualche difficoltà, non c’era da stare così allegri, doveva accadere durante, prima, oppure dopo, non importa quando, all’inizio la crisi si vedeva, era questione di sostenere l’economia, i cambiamenti andavano in fretta, ma quale sarebbe stato il dopo non si sapeva, senza dire quando era stato, e dove e come, insomma tutto il clima di tensione e paura, e per farla breve, di trincerarsi come sempre nella tecnica dell’equivoco e del rinvio, ma anche per esempio, su un’azione frammentaria e contingente, tutto questo, tutta quella gente, e io lì in mezzo, che mi stringevano e dunque c’ero, probabilmente, così non era del tutto inutile respirare, appena quel tanto, in modo da, senza dirlo a voce alta, rompere il silenzio, in quelll’avamposto del nulla.
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