Sermo generalis
(Prima parte)
by Elio Grasso

a Giovanna Sicari (1954-2003)

L’ordine nordico
(Poesie, 2014)

Voluta sospensione d’ogni inganno mondano.
Eugenio Montale

I.
La gagliarda querela la colpa
lo scorticamento del sollievo
tutte le domeniche in arredo
nuove case vecchie bestie
servizi di maglie di corpi
fra beneficenza e distrazione
fino alla definizione delle arti.

Nessuna ironia fa parte dell’ago
e quanto umido nei messaggi
telefonici gli arabeschi mentitori
qualche tristo spreco un ventre
polveroso sull’auto guidata
come una stufa a legna sui colli
grandi scomposti per l’irridente.
II.
In voga l’attrezzo del popolo
carta da bollo sulle tavolette
per togliersi di torno prima
del sangue sparso malgrado lingue
nel genio della fandonia femmina
sgorgante densa come un tonfo
demoniaco aspettando il futuro
della poesia nell’erba marcita
o quanto è senz’altro più degno
nel cimitero di falsa mercante.
III.
Semovente per disfare le rotte
fino alle tende sorvolando
ogni questione di fede obliqua
in magrissime mani pubbliche
eppure privando tutto per il saldo
lasciato a casa fra le sue braccia.

Sterco indelebile davanti il campo
svuota la severità dell’albergo
scoprendo la schiena sottostante
l’amicizia è questo porre i vestiti
tutte ricette ossequiose dedicate
a lettere e come tutti sanno la morte.
IV.
L’azzeramento delle pareti attuali
prende i viaggi della mielosa signora
compresa nelle colpe facili d’anestesia

e con memorabile crema arrampica
e schiaccia e stende la lingua sul dove
che odora di colli e altipiani e ancora

campi con canali e spianamenti
fin dove arriva a scrivere per mondane
risorse o languori disgiunti e competizioni

e dove la fiacca vita del ventre seduce
per deporre forgiature insostenibili
quando esalando l’umido respiro morrà.
V.
L’intero mondo nell’ombra ed è maniera
di destituire l’intero dal suo lavoro
apparendo chiara la debolezza del polso
sul volante dell’auto con trasbordo nei canali
sottocasa sottotraccia l’ambra sugli zigomi
pretende sottigliezze linguali alla fica
che di tanta dovizia garantiscono uomini

misericordiosi in schegge contrattuali
adatti a logiche lamentevolezze forestali
con miglioramenti devoluti alle sue mani
poi attorno al corpo stanno tutte le arcadie
imperanti come gran fuochi d’artificio
e ingaggi piacenti e codardi sotto il cielo
conveniente e adatto alle pastosità inguinali.
VI.
Il peggio saldato strappa la carta
rimasta e l’invasione disubbidisce
usurpando ogni tedio famelico
con empio spreco del tallone stellare.

VII.
Di altri le tempie covano suppellettili
decennali mietono vendette negli incontri
postumi come fossero giunture e aggiunte

preziosissime parole discendenti morte
secondo i calcoli e i comandi del vuoto
ghigno per scorrerie dentro letti guasti

del bieco le assurde fradicie lusinghe
di corpi incatenati ai quartieri colmi
supine abbiette triangolazioni vittoriose.

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