Estratti da “I meravigliosi” (Arcipelago Itaca, 2021)
by Michele Fianco

 

Esergo:

Un professore occasionale e venticinque ragazzi pronti al viaggio
tra l’infinitamente rarefatto e un tempo senza parametri.
Cinque mesi di scuola e un piccolo ‘dono’,
prima del naturale e logico addio nel futuro 400mila…

 

*

Pudore (Decency)

Così,
se occorrerà spiegare nuovamente tutto dall’inizio, se saremo ancora lì,
faremo allora come fa un mattino, un passo dietro al suo talento,
o come un appetito per non essere scoperto, rivelato.
Poi proveremo a cercare sempre un luogo al riparo dal perpendicolo solare
(solare)
delle dimostrazioni.
Domani arriva,
dovrebbe arrivare.

Si disinteresserà di te, di te e anche di te
solo apparentemente,
e lo farà per evitare il pericolo di lasciare, sì, per non deludere poco dopo quando sarà andato via.
Presumerà forse –
ma non presumerà –
di pulire l’aria preventivamente.
“Ascoltare è un architetto, ascoltare è un architetto”,
lo sentirete ripetere in un silenzio di appena un momento.
Si vedrà la dismisura dei suoi angoli, aperti oltre i 120,
e li aggiungerà a perimetri e perimetri di possibilità che così non chiuderanno mai.
Domani dicono che arrivi,
domani arriverà.

Poi,
osserverete come un mattino non si sveglierà mai da solo,
così come l’inverno farà più simili i luoghi di quanto non sia riuscita mai l’estate –
ma adesso è un altro discorso,
torneremo.
E a quel punto,
bene il peso, bene il mondo, bene ogni lineare, rapida curiosità,
e bene che non si dichiarino le ombre, per lavoro,
per solamente vivere.
Probabile anche che si moltiplichino ignoti, lontani, mentre un pianeta avrà perduto i suoi anelli e dell’universo, il fossile più antico, si rivelerà un gas.
Ma si starà bene qui,
non starete bene qui?

*

Quando l’ospite avrà sconfitto il re (The guest rule)

I nostri infiniti avvicinamenti inizieranno così a organizzarsi, e lo faranno in atomi e atomi di curiosità.
Avremo a ogni cosa anticipato ascolti e osservazioni,
una civiltà minima ereditata quale giustificazione ai nostri seimila anni di presenza,
così rendendo un ambiente utile, potabile
(un segno positivo avanti),
finché “il dimenticato enzima del pioniere possa finalmente riattivarsi”.

Magari quel che andremo un giorno dicendo, scivolerà via l’ennesima grammatica del tempo,
essa non prenderà, si slaccerà, e cambieremo, va bene…
Ma una singolare prospettiva di un mondo infinitesimo in paragone a una stella più grande e a un’altra ancora
(Arturo e poi Pistol Star)
accenderà invece i tuoi filosofici occhi su uno spazio tra i pochi centimentri di un banco e la finestra,
attraverso la quale osserverai le tue domande, i tuoi cieli ora incredibili,
Robertina
(sempre ridendo).

Un fiore che comincerà a ragionar galassie e nuovi precipizii di senso,
e non sarà il solo, se da una semplice frase arriveremo a un orizzonte.
E da un lato così scorgeremo quel che dicono potere e da un altro un ospite,
potere/ospite,
in un contrario, in una partita finalmente fertile, logica, anarchica.
E ci sorprenderemo allora a notare come il buco del preteso governo mondiale
(lo attraverseremo senza fermarci)
fu comunque il tempo che fece perdere
senza poi mai arrivare a una voce reato.
Mentre nel metodo, invece, conteremo come un investimento in una intuizione tredicenne –
quale questa di Jean Paul, esempio –
potesse rivelarsi un propellente inesauribile per i nostri viaggi futuri.

Ci lanceremo allora con un poco più di fiducia poi in un fatto,
se una lontana entità motrice avesse prenotato per noi il nostro appuntamento esattamente in quel luogo, in quei giorni e ore e minuti,
e da qui ci inoltreremo in un bosco di eccezioni e coincidenze che ogni cosa apparirà –
scendendo educatamente –
modellata nel mestiere dell’incontro che saremo in grado di immaginare ogni volta.
Scorgeremo a distanza –
e caduchi e da sorridere –
anche gli obblighi ai quali diremo sì
e che da ora in poi non sposteranno mai più nulla di noi da noi.

 

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