Pulsional Ritual Rumore
by Vitaldo Conte
Il Pulsional Rumore in Ritual: breve storia
1.
L’espressione del Pulsional Rumore nasce nel 2012, dopo una serata al “Vradia” di Roma, con Vitaldo Conte in Vitaldix T Rose, Helena Velena, Antonio Saccoccio: curatori, poi, del progetto “registrato” nel cd Pulsional Ru.mo.re! / Italian Rebellion Action Body Poem (2013)[1].
«S/Formazione dell’In/Contenuto. Tutto ciò & molto altro, è PULSIONAL RU.MO.RE!!! E ora basta: Let the music do the talking!!!!!!» (H. Velena).
«Pulsional Ru.Mo.Re! riprende oggi lo spirito degli allegri incendiari (…). Torna la volontà di rinnovamento globale. Trionfa un nuovo fermento neotribale, sviluppatosi recentemente anche attraverso le comunità digitali. La sperimentazione verbo-sonora può così acquistare senso tra gli oltre-artisti, barbari del nuovo millennio, che la immettono in un flusso creativo privo di barriere di genere» (A. Saccoccio).
2.
Il Pulsional Rumore è per vocazione incontro con il proprio e altrui desiderio da condividere in un evento. Nella mia espressione sono “entrate” le T Rose, compagne di arte-vita: Tiziana Pertoso, Laura Baldieri e altre.
I rumori di uno strumento dialogano con la voce e le sonorità del corpo per diventare ambient. Ascoltano pulsioni e richiami interiori che possono esigere, per una loro estrinsecazione, un evento che diventi Pulsional Ritual[2] per proprie interiori motivazioni, ricercando luoghi predisposti alla memoria archetipica: «Parola e Suono Rosso sono evocati da Vitaldo Conte in Vitaldix T Rose a Collepardo (2015), nei pressi della voragine materna del Bianco Pozzo d’Antullo, santuario naturale dionisiaco, quali simulacri del possibile e dell’impossibile, dell’essere e del non-essere» (G. Sessa). «L’ulteriore coniugazione di Vitaldix T Rose è onda sonora che recepisce stati multisensoriali. (…) Azioni del corpo e dell’anima» (L. Reghini di Pontremoli).
Diverse sono state le azioni performative di Ritual Rumore (documentate in due dvd)[3] di Vitaldix con T Rose. Sono state espresse in Italia, con la partecipazione a Festival nel Salento: I Ed. I linguaggi della Sperimentazione (Brindisi 2014)[4] e II e III Ed. di Bande a Sud (LE): a Trepuzzi (2013) e Casalabate (2014)[5].
3.
Il Ritual (Legami), espresso in un evento a Roma (Mondian Suite, 2016), si conclude con un Pulsional Rumore di Helena Velena con Vitaldix e T Rose. Due anime di questa espressione si “col-legano” in un Ritual S/Concerto. Prima di questa azione avevano suonato, a Roma, in un evento di Ritual Rumore: dopo un Segreto Solstizio d’Inverno (2015), in cui avevano bruciato suppliche d’amore, insieme ai convenuti, in un braciere sulla Via Casilina. Un ulteriore incontro avviene nel 2016 a Roma: Ritual Estremo Amore (Atelier Montez), un evento di arte-narrazione che si conclude con il Pulsional di un Ritual Rumore, che riattraversa i precedenti eventi sintetizzati in video per colloquiare con il loro suono.
4.
L’Anarco-Suono dei “barbari sognanti” ricerca la notte per celebrare la Festa Oscura con le sue maschere dannate. Le anime del Pulsional Rumore si riuniscono in un’azione collettiva, diventando “Ritual Trans-Orchestra” in una serata a Roma (2017)[6], dopo le improvvisazioni sonore-rumoristiche anticipate in precedenza in una piazza di Bassano Romano (VT). C’erano Vitaldix T Rose, Helena Velena, Antonio Saccoccio, Giuseppe Savino, Michele Tuozzolo, ecc.
5.
Si può ricercare l’Origine come Futuro[7] in eventi di “dispersione ultima”. Come quelli che ho espresso davanti al mare nel Salento (2014) e ad Anzio (2017): con le parole che si perdono nei rumori dell’acqua e al contatto del vento, colloquiando con i rumori di strumenti atipici suonati dalle T Rose. Per ascoltare i richiami dell’Origine la voce, il suono, il rumore possono proiettarsi nel Futuro.
Richiami dell’Origine, il rumore bianco
Il flauto di Pan può essere ancora un richiamo per la nostra “rianimazione” naturale.
La voce e gli strumenti sonori possono diventare, nel rituale dell’evento, un rumore pulsionale. Questo attraversa esorcismi e dannazioni per ascoltare i richiami ancestrali con il loro oltre. In questi contesti di parola-suono-rumore convivono i concetti di “tradizione” come origine e di “avanguardia” come piacere di sperimentare, fluttuando in un continuum di rimandi e suggestioni che oltrepassano ogni catalogazione.
Talvolta una musica, che definiamo bianca in quanto espressione naturale, colloquia con la nostra ombra attraverso le “maschere dannate” della seduzione. La ricerca della musica bianca è un segreto viaggio, costituito da indizi, frammenti, che sono, a loro volta, il senso che fa debordare il confine dell’esperienza e della lettura stessa. Il suo suono può udirlo solo chi ascolta il proprio bianco richiamo dell’oltre fino a concepire una estrema “Festa Bianca”. Come quella che ho espresso nel Salento, insieme alle T Rose, attraverso l’arte del Ritual Rumore. È come il White Noise: «un non-suono che non esiste siccome nulla può realizzare la totalità dello spettro sonoro da zero a infinito, se non l’alchimia luce/suono della musica rituale. Come accade nella Festa Bianca salentina» (H. Velena). Nella Festa Bianca «il soggettivo e l’oggettivo si incontrano: l’uno come espressione sensibile ricevuta e l’altro come configurazione spaziale» (C. De Stasio).
Anche una voce, una musica-rumore d’ambiente può essere vissuta come bianca. Questa vocazione è presente nelle nuove sonorità che fuoriescono da strumenti musicali atipici: come quelli che si richiamano ai suoni “che vivono intorno” o alla natura stessa. Le sonorità sono interpretate dalle emozioni danzanti e mutevoli del corpo. Rappresentano, con i loro richiami neo-tribali, una emergenza che “rilegge” sperimentazioni musicali, ma anche tradizioni e archetipi che si ricollegano a percorsi mitico-sciamanici. Queste espressioni assemblano voci e sonorità, anche prodotte dai nuova media, con il rumore barbarico in evento-live dalle connotazioni fortemente rituali. Acqua, sassi, foglie, sabbia, vento, possono diventare lirici e naturali strumenti di “rumore originale” in concerti improvvisati che aspirano anch’essi all’azione ritual. Anche la Voce, il Suono, il Rumore lasciano «emergere la dimensione pulsionale ad essi connessa (respiro, piacere, ritmo) e dall’altro consentono il ri-suonare dell’origine, attraverso un riconquistato predominio del significante fonico nei confronti del significato» (G. Sessa).
L’arte bianca ha naturalmente le sue musiche nei brusii del silenzio. Questo primo e ultimo suono dalle proprie potenzialità inedite, naturali, è sensibile a risvegliarsi nei significati e sensi di un oltre. È come un’eco che crea altre risonanze fino a cancellare ogni traccia nel “rumore bianco”. La con-fusione dell’opera bianca esprime il sogno e l’oltre dell’arte stessa, rifiutando confini prestabiliti. Dal bianco dell’indistinzione originaria nascono i rumori e i colori della nostra vita.
[1] Pulsional Ru.mo.re!, cd, Avanguardia 21 Ed., Roma, 2013. Con S. Balice, V. Conte, Fabiorosho, A. Saccoccio, H. Velena.
[2] Conte V. – Sessa G. – Pulsional Ru.mo.re!, Pulsional Ritual, Gepas, Avola (SR), 2012.
[3] Conte V. in Vitaldix T Rose: Ritual Rumore, dvd con allegato, ToDesign, Squinzano (LE), 2016; Richiami dell’Origine, dvd con allegato, ToDesign, Squinzano (LE), 2018.
[4] Vitaldix T Rose, Ritual Rose in poesia-rumore, I Ed. I Linguaggi della Sperimentazione (a c. di C. De Stasio), Auditorium ex Convento S. Chiara, Brindisi, 12 aprile 2014.
[5] Conte V. in Vitaldix T Rose: Brindisi all’Invisibile… rumore dionisiaco, II Festival Bande a Sud, Boschetto, Trepuzzi, 6 agosto 2013. Rumore bianco (poesia d’amore), III Festival Bande a Sud, Lega Navale, marina di Casalabate, 9 agosto 2014.
[6] Festa Oscura (ideazione V. Conte), Estate Romana, Atelier Montez / Via di Pietralata, Roma, 21 luglio 2017.
[7] Vitaldix T Rose, Origine come Futuro, in ShingLe 22j / VI Biennale d’Arte Cont.: Sezione performativa (a c. di U. Magnanti), davanti al mare e Parco Archeologico, Anzio, 17 settembre 2017.
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