Tre poesie
by Carlo Bordini

 

Pizarnik

 

Quello che mi attira in te è la tua mancanza di speranza,
O meglio il riporre la speranza in un binomio che
come si sa è indistruttibile (c’è qualcosa nella morte che ricorda l’amore, diceva
Lee Masters),
nel binomio infatti di due assoluti: l’amore
e la morte.
Non c’è altro. E’ come se tu già non fossi viva
Però in realtà sei viva, perché sei abitata
dal dolore, o abiti nel dolore, ti rifugi nel dolore,
e questo dolore, questo sentire, ti fa sentire viva. Ti aiuta
ad invocare la tua ultima speranza: l’amore
La tua è la speranza dei pessimisti: quelli che pensano
che in ogni caso perderanno. Che la speranza è solo
un’invocazione. In effetti
queste poesie sono un’unica, continua invocazione.
Una volta fallita la speranza dell’amore,
rimane solo la purezza. L’amara purezza.
Ed è proprio questa mancanza di speranza
che mi attira, perché la speranza è sempre
superficialità, e menzogna.

“Il cuore di ciò che esiste

non consegnarmi,
tristissima mezzanotte,
al mezzogiorno bianco senza purezza.”

Da ciò viene fuori una radicalità
che mi affascina. Perché la tua poesia
dice sempre la verità.
“Canta come se non accadesse nulla.”
Nulla accade.
“Qualcuno sognò molto male…” Gli occhi
sono aperti. Sanno che il buen retiro è impossibile
La seconda parte del libro è tutta
una lenta agonia. Un abbandono. (Titolo
infatti di una tua poesia). Il bicchiere
è ormai irragiungibile. Tu
che parli di morte e non ami la Pizarnik
sappi che questa è la tua fortuna. Tu

vivrai.

 

*

Tu mi parli di suicidio, ma tu non sei
Pizarnik, o Amelia, O Sexton, tu
ami la vita, ne sei ingorda, e non curi e coltivi
l’idea dell’ombra come un triste rifugio,
questo lascialo a me, tu sei solare,
ti farai male, ma ami il sole e lo raggiungerai.

*

La farfalla ha
vaghi ricordi di
quando era un
bruco