Intervista a Francesco Aprile
by Volodymyr Bilyk
1.
Can you describe – step by step – your more or less ordinary writing session?
What happens inside your head during that time? Is it a warzone or is it silent place?
How much time passes since the inception of the piece and the start of writing?
What is the point when you decide that you’re ready to do “it”? Can you describe that moment as “making an executive decision”?
Is there any notions that can be described as “this is it – i need to start working right now” and then “this is it – i think i need to stop right here”? Have you ever missed them and continued working until it fell apart?
Or everything happens here and there just because it happens the way it happens? Have you ever experienced a fit of perfectionism that actually ruined a piece and turned it into insufferable torture?
2.
Can you tell me about your turning point as an artist – the point when you decided that you know what you do – and you know what you want to achieve?
– have you ever experienced an opposite – something like burning out and feeling that you need to reinvent yourself?
– what do you think about “mission statement” in art? Sometimes it gets in the way of perceiving the piece – and sometimes it helps to see how it works.
Do you have one?
– what do you think “mission statement” in literature? Do you have one?
3.
Also – what are the main obstacles in artists way in our time?
how do you deal with problems that occur in your work?
I’m talking about the moments when the thing refuses to work well and falls apart.
4.
Tell me about your reading habits.
Do you take notes?
What do you think about binge-reading?
Have you ever experienced a readers burnout?
- La sessione di scrittura, per come la intendo, è una zona comune, un territorio aperto al silenzio e alla guerra. Una zona in cui niente è escluso, e per questo è comune. In questo territorio dei contrasti, che è la sessione della scrittura, non è la contingenza che determina l’opera. Al contrario la scrittura è incanalata in un terreno di progettualità intesa in termini di studio. A questo punto ogni elemento entra nel mio contesto, che è mediterraneo, uscendone manipolato. Bisogna riplasmare continuamente i materiali. La dinamicità dei contesti fa in modo che il montaggio, il taglio, la citazione, il recupero, vengano associati e assorbiti in una densità mediale che permette il trapasso, il cambio, l’uso trans-contestuale, la manipolazione, lo scarto, la differenza. L’ampliamento del territorio. Ogni contesto se viene assorbito consente la manipolazione dei materiali, permettendo in uscita una formulazione diversa dell’opera. La scrittura, con gli elementi che ad essa concorrono, è un territorio che in questo modo è sottoposto a deterritorializzazione, è divaricato.
- Se di punto di svolta si può parlare questo è inquadrabile nella precedente definizione di progettualità continua. Il punto è che non credo si possa riscontrare una svolta unica e inequivocabile, ma ci sono passaggi costanti che portano a nuove rotte. Queste sono rese possibili da una applicazione costante e dalla ricezione degli input, dall’ascoltare il mondo. Le cose del mondo entrano in maniera prepotente in ogni discorso. Sono sovrabbondanti. Strabordano. Stridono. Creano armonie, o molte volte disturbano. Sono pervasive. Se di mission statement si può parlare è nella traduzione artistico-letteraria della produzione spropositata di segni, di simboli, di significanti che nell’ottica massmediale agiscono sull’individuo in una proiezione narcotizzante. È il sovrannumero dei segni che mi interessa. Ma anche quel “resto” di linguaggio che nel mondo sociale appare in forma di traccia. E le diverse e possibili applicazioni di questi elementi.
- Gli ostacoli, per quanto mi riguarda, nascono sempre in quei contesti in cui a mancare è una fondamentale sottotraccia di eticità. Quando ci si imbatte in ambienti in cui viene a mancare l’onestà intellettuale, l’etica precipita; così il lavoro sul linguaggio è depotenziato a vantaggio dell’interesse personale. Non è una questione di efficacia, di fine, ma di eticità, responsabilità, e dissipazione intesa in termini di azione non riducibile all’accumulo.
- Cerco sempre di documentarmi il più possibile attraverso libri e riviste. La lettura procede a volte lenta e profonda, a volte vorace e in questi casi si può parlare proprio di binge-reading. La lettura poi è sempre accompagnata da schede di appunti tratti dai testi e appunti su questioni che sviluppo a partire dalle letture fatte, collegamenti, spostamenti, salti, procedimenti reticolari che legano la plurivocità delle letture.
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