Liminale. Breve nota sull’opera di Massaro-Marullo
Francesco Aprile 

 

Occorre pensare il progetto in questione come fenomeno intraducibile: non per un tentativo andato a vuoto di modellare una lingua in un’altra, al contrario è il rifiuto programmatico della possibilità del traducibile che scollina e modula l’approccio. Se della traduzione facciamo l’esperienza di un discorso che, nonostante tutto, manifesti sempre la presenza di una traccia intraducibile, allora è a questo punto che entriamo in contatto con il “liminale” come progetto di contro-istituzione senza pretese di ritorni a origini, in qualche modo misteriche, né, tantomeno, autoritari tentativi di attenuare una forma nell’altra accomodando le asperità dei linguaggi in una metrica socialmente istituita, oltre che edulcorata. In questo progetto di Francesco Massaro ed Egidio Marullo la formula del liminale emerge e divampa quando le immagini di Marullo si corrodono l’una nell’altra senza montaggio e permettono al colore, alla bruciatura, al lampo improvviso di materializzare, anche solo per un istante, un codice non più lineare, ma improvviso, dinamico e retrostante; allo stesso tempo e allo stesso modo avviene con i suoni di Francesco Massaro che dalla musica concreta alle modulazioni elettroniche divampano permettendo l’emergere di abrasioni corrosive fra suoni-parole-rumori, delineando tappeti che, anche qui, nell’infrangersi dei campi diversi aprono all’affastellamento delle superfici, allo sconfinamento, al parlarsi addosso, formulando una lingua delle crepe. Si tratta di un discorso sull’allergia: ovvero, l’altro o totalmente altro (dei linguaggi, delle formule, delle sintassi che si navigherebbero a distanza in strutture precostituite), è preservato se e solo se ci si produce in sforzi tali da andare a distruggere ciò che lo nega. Niente barriere, ma – riprendendo Margulis – mutualità di base; non più il gene, la grammatica, il soggetto circoscrivibile. Non più l’affermazione di un soggetto su un altro. Il discorso di Massaro e Marullo si situa, con Turner, tutto nella fase della rottura, della liminalità, prima dell’avvento riparatore del sistema e della risoluzione del conflitto.

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