Giorgio Moio, Cento aih-ku extravaganti, Tricase, Youcanprint, 2016, pp. 60
by Francesco Aprile
2016-09-26
È già a partire dal titolo che salta all’occhio la matrice prima di questa nuova fatica letteraria di Giorgio Moio. “Cento aih-ku extravaganti” dove la rimodulazione del termine haiku colloca la proposta su di un paradigma poetico-esistenziale che via via si evince nel progressivo logoramento del linguaggio. “La vita è un haiku: troppo breve” recita l’esergo del testo di Moio ricollegandosi alla rimodulazione del titolo e a ciò che preannuncia. Dell’haiku, Moio, conserva la forma breve, ma l’aspetto esistenziale sposta subito il raggio dell’azione su due direttrici fondamentali, delle quali, una è critica, civile, l’altra riflettendo sul linguaggio perviene alla critica in un effetto di circolarità che restituisce alla pagina e alla sua scansione un travalicamento del tempo progressivo, numericamente scandito, destinato alla lettura. “con agilità | la parola che si offre : / ma non si stanca” sigla a pagina 10 raccogliendo il testimone di un’apertura aspra, critica in cui scrive “le precarietà | sono come il silenzio : / rassegnazione”. L’atto poetico si costituisce come chiamata alla responsabilità, “la parola che si offre” è parola che si rischia, che si dona, che incide il tessuto sociale, mostra chiare le tracce di una presenza che colloca il soggetto nella responsabilità assoluta. Nelle pagine 12 e 13 avviene l’inghippo, l’intoppo, laddove le catene di parole si inceppano e la consuetudine vorrebbe un franamento degli intenti del senso e della significazione, l’autore ci ricorda come da questo intoppo sia possibile forgiare e battere nuove strade per la costruzione di un ritmo, di un segno altrificato, diverso, che chiama a raccolta, a partecipazione, in virtù di una diversità dal consueto che scivola via dall’ordinario e vaga, extra-, fuori dalla misura di una coordinazione di sensi imposta.
Così, rispettivamente:
sotto il vento poi | l’erba piega trapela :
non si lamenta[1]
sotto il tonve poi | l’arbe gapie pelatra :
non si mentala[2]
Ancora il titolo. Gli Ahi-ku di Moio sono per l’appunto extravaganti, ma lungi dal richiamarsi ad un corpus minore, ed escluso, del poeta, raccolgono il testimone del precedente Sui crespi marosi (Eureka Ed., 2016), e in linea di massima della sua ricerca poetica, collocandosi in continuità con un discorso di logoramento del testo, di depoeticizzazione del verso, di messa in crisi dei codici.
[1] Moio G., Cento aih-ku extravaganti, Tricase, Youcanprint, 2016, p. 12
[2] Ibidem, p. 13
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