Evocare il libro. L’Arte di Bruno Conte
by Laura Anfuso
A Bruno Conte
di legno tramacog
lie segrete vie
che sguardo muove
Laura Anfuso
B rama
R aggia
U niverso
N uovo
O rizzonte
C ura
O cchi
N on
T eme
E ssenza
Laura Anfuso
I libri lignei di Bruno Conte rimandano all’oggetto libro nel senso che evocano le possibilità della Lettura: dalla fermezza di pagine quasi inaccessibili, in cui coraggiosi ossimori si fronteggiano senza tregua, la sua poesia evolve nell’apertura di pagine vaste, dallo spessore colto, generose di uno sviluppo che trova voce nell’avvicendamento e nella composizione. E l’Autore indugia nella sua ricerca sensibile e si prodiga nel cogliere la complessità della simultaneità della Lettura nei Paginari, lì dove le pagine, messe in piano, costringono a soffermarsi per attraversare la molteplicità e la reciprocità di visioni sincroniche, lì dove la contemporaneità si dispiega in tutta la sua forza grazie all’accumulo, alla sottrazione, alla dilazione. Apparenti ripetizioni, varianti, svelamenti sollecitano il lettore che è chiamato a scoprire il non detto e a fare del paesaggio metafisico l’accesso ad uno sguardo interiore, privato, segreto, pur nelle sue vibrazioni cosmiche.
L’Autore non intende imitare il libro, non gli interessa, ma ricerca le vene del “corpo-libro” per cui il fruitore gode di una pienezza di nessi analogici che sono potenti di un linguaggio indecifrabile, a cui non può resistere; esso lo attrae e sollecita una lettura che è ricerca dell’essenza della vita, dei mutamenti e delle trasformazioni a cui ogni cosa è chiamata.
Bruno Conte è consapevole della costante inquietudine che nasce dalla precarietà del dialogo tra soggetti diversi e raggiunge un equilibrio nella composizione delle pagine anche nella tensione che essa sviluppa. Non nuoce, infatti, alla trepidante pienezza che scuote lo sguardo. Non a caso, l’Autore ha voluto definire così i suoi libri: «frementi divisioni spaziali» (“Quaderni di Scultura Contemporanea”, Edizioni della Cometa, Roma, 2010, pp. 143-144).
I libri di Bruno Conte sono sempre forma ed essenza: comunicano messaggi conoscitivi ed emozionali. Devono essere letti ed esplorati con gli occhi e con le mani. Il legno è materia calda che, pur rimandando all’aspetto esterno del libro, è soprattutto una tessitura dei frammenti che ci sfuggono, dei messaggi che non siamo in grado di cogliere o di attraversare, una lettura profonda da fare con tutti i sensi.
I suoi libri sono l’espressione di un sentire che guarda contemporaneamente dentro e fuori. Mettono il fruitore di fronte alla complessità dell’azione dello sfogliare, alla difficoltà di rintracciare nella simultaneità il significato profondo dell’esistenza. I segni metafisici e la “quasi scrittura”, illeggibile, appena accennata o imitata, sono a testimoniare l’incapacità dell’uomo moderno di leggere criticamente. La rarefazione visiva corrisponde all’incapacità di mettere a fuoco ciò che davvero conta, al continuo smarrimento della fragilità umana che aggrappa falsi riferimenti.
E anche le foglie di acanto fossilizzate nel bianco che Bruno Conte colloca in modo sapiente e sensibile, le foglie dai margini largamente frastagliati e con nervature così pronunciate, dovrebbero condurre ad una riflessione. L’Autore chiede all’Uomo di non dimenticare la Natura a cui egli appartiene, di immergersi nei paesaggi che offre. Nei suoi Paginari, la complessità dell’esistenza emerge nel duplice aspetto di rapporto uomo-natura e di rapporto uomo-uomo, del singolo nel suo essere insieme realtà naturale e realtà culturale-sociale.
La Natura è il luogo privilegiato della scoperta, il luogo dell’inatteso dove tutto si trasforma nella metamorfosi delle stagioni ed è in continuo cambiamento, è il luogo dell’infinitamente grande e dell’infinitamente piccolo, del visibile e dell’invisibile, dell’apparire e dello scomparire, della differenza. Eppure l’Uomo si allontana dalla Natura e non sa più dello stupore di cui essa è fonte ineguagliabile.
I libri di Bruno Conte sono paesaggi metafisici ed esistenziali che rivelano segni allusivi, nitidi e leggibili solo per una sensibilità colta e coraggiosa, pronta a mettersi in gioco, ad attraversare il silenzio di passaggi necessari e irrinunciabili per la crescita umana e culturale.
La sua attività è anche letteraria. Ecco una sua poesia che bene si relaziona per l’atmosfera interrogativa alle sue opere figurative oggettuali:
Il cinguettio dei volatili
nello spazio bianco della stanza
si sente assente
entro il collasso del silenzio
tra molteplici assenti voci
appuntiti becchi
presunti punti
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