Problemi di traduzione
by Adriano Accattino
Sottopongo alla riflessione degli amici un problema che mi sta molto a cuore, la cui risoluzione, se riuscisse, apporterebbe notevoli benefici alla scrittura e agli scrittori visuali. È il problema delle lingue differenti che si parlano nel mondo, la cui diversità causa difficoltà di comunicazione e di comprensione. A questo problema molti pensano di ovviare riconoscendo la priorità della lingua inglese, che si vorrebbe far imparare a tutti; oppure utilizzando una lingua inventata che miscela i linguaggi più diffusi, come l’Esperanto. Io avrei un’altra idea: non potrebbe la scrittura visuale costituire un sistema di notazioni simile a quello della musica, la quale viene letta, per essere eseguita, in tutto il mondo senza che ci sia la necessità di una traduzione? La scrittura visuale detiene caratteristiche che l’avvicinano, più di ogni altra, al sistema delle note: ha il vantaggio di costituirsi di immagini, e le immagini sicuramente facilitano la lettura, e di parole, usate in modo assai parco e spesso anche con una certa ripetitività: ad esempio, la parola “poesia” ritengo sia la più usata dai poeti visivi. Con l’aiuto delle immagini e con il limitato impiego delle parole, spesso ridotto alla riproduzione di semplici lettere alfabetiche, potrebbe crearsi una piattaforma o fondale d’intesa, comune agli scrittori visuali di diversi Paesi. Certamente la lettura, benché facilitata dalle frequentazioni del fondale comune e degli artisti tra di loro, sarà inizialmente faticosa e richiederà una pratica assidua, ma successivamente gli spigoli si smusseranno, i dislivelli si colmeranno e diventerà possibile la lettura delle opere straniere. Naturalmente, l’esercizio continuo della lettura andrà corroborato dal praticare una scrittura con caratteristiche identiche.
Questa è l’ipotesi che avanzo, alternativa alla traduzione delle lingue, convinto che la scrittura visuale detenga delle caratteristiche che avvicinano le sue tavole agli spartiti musicali. Per verificare la giustezza di questa ipotesi, prima di ogni cosa, bisogna verificare e valutare i caratteri e le potenzialità della scrittura e delle opere visuali. La commistione di immagini con parole e lettere dovrebbe fornire le chiavi di lettura del messaggio, al di là degli ostacoli linguistici. E’ indispensabile rilevare anzitutto il soggetto del messaggio; in secondo luogo occorre individuare l’azione e il verbo che la specifica. Dopo questo possono esserci molti complementi di diverso genere: le frasi talvolta diventano astratte oppure molto complesse. Cominciamo con l’interpretazione delle tavole visuali più semplici; a poco a poco diventeremo esperti lettori e abili scrittori di tavole. Non occorre la traduzione letterale delle varie parti della tavola, ma è sufficiente saperla leggere nel suo insieme. Se imparo a leggere una tavola, e più avanti molte tavole, metterò fuori gioco la traduzione; se imparo a leggere la tavola, imparo anche a scrivere tavole visuali in modo da facilitare la lettura: a questo punto i problemi vengono risolti. Ma come debbo fare per scrivere tavole ovunque leggibili? Quali requisiti devo rispettare affinché una tavola risulti leggibile?
La tavola si trasforma in una specie di spartito portatore di un’idea sufficientemente elastica per cambiare senso a seconda dei compagni di tavola. Un medesimo segno può moderatamente cambiare il proprio significato, adattandosi al contesto: un ideogramma diventa flessibile nei suoi significati. Se poi i segni, le parole e le figure arrecano una certa disposizione, anche la tavola iniziale assumerà le stesse flessioni. Resta fermo che bisogna fare molto esercizio ed è anche importante captare l’atmosfera dell’insieme. Mi sembra tempo sprecato quello speso per imparare approssimativamente una lingua straniera quando potremmo, più proficuamente, approfondire la nostra; e la lingua che favorisce di più questo approfondimento è la lingua che abbiamo imparato e parlato in casa da bambini. Perciò il problema della traduzione da una lingua ad un’altra deve risolversi per consentire a ciascuno di approfondire la propria lingua. L’utilizzo delle tavole visuali è una soluzione intermedia, in attesa che si risolva il problema generale della traduzione; ma le tavole aggiungono delle possibilità di tipo creativo e artistico; costruire tavole visuali attiva la creatività di ciascuno, e quindi è una pratica artistica che fa bene all’uomo.
Non è che con questo si possa considerare risolto il problema della traduzione, ma credo che qualche risultato alla fine possa prodursi. Non è un peccato per un autore o un artista coltivare l’utopia di un’espressività visuale che oltrepassa i limiti convenzionali del linguaggio. Invito perciò i poeti visivi a misurarsi con il problema della traduzione, per soffermarsi a immaginare vie possibili di comunicazione totale, da un estremo all’altro della Terra. Potrebbero nascere proposte curiose e interessanti. Tutto questo con lo scopo di rivitalizzare la scrittura visuale e farla ripartire per dimensioni non esplorate: sono convinto che la scrittura abbia ancora moltissimo da dire e che ciò che fin qui ha detto è poco rispetto a ciò che da oggi in poi può dire.
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