UNA PATINA DI KITCHEN
by Cesare Minutello

 

VEDENDO IN SOGNO UN MARTINI ROSSO SORRIDENTE COME TE

dal terrazzo mentre scolavamo il quarto bicchiere
di Martini rosso quel punto nero all’orizzonte
pareva Corfù ma era la Cavtat intenta ad affondare

fu in quel momento che Anne sussurrò «Questa è vita»
e la sua aurea s’alzò un po’ sul mare come una cattedrale
dai gioielli oscuri: estatica impasticcata suonava da campana

che fortuna restare coperti dal cielo intanto stellato
con lei pescatrice in maschera e niente da aspettare
andando senza alcuna meta se non quella di un andare per sempre

con i piedi sul davanzale ci facemmo una sigaretta
quasi per incontrare gli amici, la luna piena, l’amore
in tutto questo ben di Dio s’insinuò il mattone dell’ossido di carbonio

dal petto le sfilai un biglietto autografo corroso da una tazza di latte
aveva scritto «the end of the affair is always death»

 

KOLOSSAL ALL’INGRESSO DI PINE RIDGE

le macchine elettriche hanno bisogno di litio
le bombe di uranio e George Armstrong Carter
ferma l’Harley in panne all’ingresso di Pine Ridge

ha bisogno di carburante per la nuova corsa
all’oro delle Black Hills: l’amico Wayne scende di sella
urlando a Cavallo Pazzo «Tornatevene a casa vostra»

in technicolor il film si sbobina tra le roulotte dei Lakota
per l’innalzamento ebullioscopico lei posa i polpastrelli sui miei
nessuno nella penombra nota il suo uscio arricciato

approfittando della situazione Altig scatta
andando a vincere la Milano-Sanremo
mentre le Kere banchettano ai piedi del Rushmore col doppio brodo Star

nei titoli di coda il leone della Metro Goldwyn Mayer
ruggisce «Fine della citazione, ripeti la frase»
lo spettacolo è finito, andate a mietere il grano