Testi
by Maria Grazia Insinga
da Persica (Anterem, 2015)
Partenogenesi
La tigre voleva solo nicchiarsi nella mano
credo fosse gravida e non esisteva per questo
alcuna spiegazione. Capire da che parte
fosse entrata era impossibile e all’ora delle doglie
senza alcun mondo – se non un delta tra le schiuse –
spaccavo, leggevo a caso le fratture a strisce
il pellegrinaggio, la purezza fulva a me predestinata.
Salmo
Dentro il libro folle a marosi.
Qui fuori nessuno. E di nessuno
rosa di nessuno verso di nessuno direzione
di nessuno contro di nessuno vento di nessuno
corrente di nessuno voltare di nessuno andare
a capo di nessuno ultimatum di nessuno riguardo
di nessuno paragone di nessuno prossimità
di nessuno approssimazione di nessuno sangue
di nessuno denaro di nessuno acqua che precipita
di nessuno rovescio di nessuno pari di nessuno
pollice di nessuno dipinto di nessuno papiro
di nessuno moneta di nessuno credito di nessuno
gonfalone di nessuno salmo di nessuno nessuno.
da Ophrys (Anterem, 2017)
Erlebnis
I velo
all’esecuzione non potevi andare in due
l’una non vedeva l’altra
la testa cadeva una, poi l’altra
una alla volta e nessuno aveva intenzione
di bisbigliare le notti senza aversi
riaversi in luogo del collo cosa
in luogo della bocca cosa
cantare a quattro voci nell’uovo
II velo
il ricovero il sostrato la grammatura
specie genere famiglia provenienza
irreggimenta e cataloga giuditta
e giuditta l’atto col quale penetri
il velo coincide con la vita percezione
non consapevole all’ombra nell’uovo
non serve una retrospettiva non serve
tornare la luna celata in mezzaluna
Salterio
I grano
Nel salterio ammirabile
la preghiera è una rosa
in lei persevera, nella rosa
e senza il suo preziosissimo grazie.
Un rasoio contro l’infermo
cappio d’eccellenza al passo della gola.
E Sua Eccellenza sa:
cinque decadi di grani
15 promesse
due esseri soli;
150 grani
lingue in salmì
e salmi in salamoia, migliaia
e due esseri soli
insomma, una galera.
CL grano
mogano perle plastica
olive del getsemani
nocciole sassi reliquie
scursuniate alle dita in mezzo.
La recita si rivota
solo due fori alle polarità
un unico corpo vuoto.
da Etcetera (Fiorina, 2017)
Il Mostro
dentro il nicchio di ulivo preservate
il sacro corpo da sacrilegi vari e i rimanenti
murate la nicchia per pietà e rispetto
muratele il petto urlano i muti e i muti seni e l’altre cose
indicano dove scavare e finirà l’ossigeno etcetera
e il lume e la targhetta d’argento giurerà
è la testa della madre della madre
accorreranno nobili a dividerle il cranio e altre cose
all’altro capo barattare polvere con la terra
fuoco con altro fuoco a capo
una grazia con un fottutissimo grazie e niente
in empiterno fararsi etcetera etcetera
La Dea
ora che lei è relegata
a divinità ora che lei è
legata da divinità ora
che lei è relegata a
il sole non è degno di splendere
sul suo capo ma l’altra dall’altro
capo non ha eppure splende
e dovrà sette anni digiunare
in totale oscurità fustigata
da guardiani a difesa di protocollo
ma non ricordo più il perché
il sole sul suo capo ma l’altra
splende e splende sette anni
Da Tirrenide (Anterem, 2020)
iancura
il cannibalismo armonia del tutto
nessuna deviazione e solitudine siamo
in tanti non diviso non mediato rituale
eppure una linea formale disegna decodifica
il mondo lo riduce senza riduzione e la linea
dell’orizzonte e delle montagne e del cielo
sono la stessa linea totalmente inventata
*
Se, nonostante tutto questo,
non vorrete darmi ascolto […]*
la voce e il libro sono la stessa cosa
ma la voce preesiste nella coesistenza
con e sostanza e tra e sostanza forse
è questo il corpo che il cielo si perdoni
ogni predazione rituale e sigilleranno
col cemento le tombe degli albini
* Levitico, 26:27
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