Pagine per un abbecedario asemantico. Appunti di lavoro
by Francesco Aprile
2018-03-23
Pagine per un abbecedario asemantico è un progetto avviato nel settembre 2016 a partire dalle tesi sull’arte e i segni primitivi di B. Buchloh. Il primitivismo nascerebbe sempre dall’incontro con una cultura diversa la quale, nella recente storia dell’Occidente, ha trovato rappresentazione nelle differenti manifestazioni della cultura orientale. Gli abbecedari percorrono una strada in cui il materiale sociale, culturale, quale quello alfabetico, è tentato dall’altro da sé della sua forma: la grafia asemantica, la macchia, anche violenta come spessore del verbale o, ancora, aggiunta, tono, scontro feroce. Queste scritture sono un testa a testa fra segno socialmente istituito e scritture sbagliate che non conducono a nulla, se non all’inciampo, al diluvio effimero del gesto continuando un lavoro sulla scrittura volto a indagarne il lato perturbante. Il linguaggio, vicino, conosciuto, familiare eppure lontano e inaccessibile frastorna se stesso, spezza la superficie del consueto, minacciandolo.
L’ipotesi, per altre strade avviata nel 2013, è quella della scrittura come esegesi di una rinuncia[1] in cui la scrittura stessa, rinunciata, è colta nel magma massmediale e ridotta in poltiglia, costruendo un dialogo con il vuoto: «Aprile’s work comes alive, exploring the unword (or unworld); it may not communicate in a traditional manner but it does use a random motion, a random meaning, a random growth to twist communication from beyond, to reach some beautific height. […] One aspect of Aprile’s work is the masterful use of white spaces»[2].
I rossi, che si aprono sulle pagine in contrasto con il materiale tipografico-alfabetico, ripercorrono i red bodies[3], forme ancora violente e rapide che hanno il valore di traccia, di passaggio dei corpi nello spazio. Lo stato transizionale dell’esistenza, come formulazione ritualizzata dell’attraversamento appresa dagli esseri umani in tenera età, è da intendersi in termini di spazio. Lo sfuriare del segno è materia ritmica, oltre che modalità esperienziale dei corpi, dei luoghi. I rossi, dunque, affollano con la loro presenza gli abbecedari, ne sono sintomo costitutivo. Lo spazio è ancora un dialogo con il vuoto, il quale permette agli elementi di emergere e rompere ognuno la grammatica dell’altro, oltre che serbare eccentriche armonie svuotate di centro. Il vuoto-placentare, che è anche un tutto-pieno, è spazio d’origine, coltre che accoglie il corpo-sintomo e lo dispiega sulla pagina. La scrittura come perturbante, esegesi di una rinuncia, è spaziatura che fraziona e frazionando crea faglie, crepe, incide una superficie al punto da provocare l’esplosione, in gesti, dei corpi, rossi, rossissimi sulle pieghe della pagina, del segno, dell’alfabeto che disconosce se stesso, costruendosi negli anfratti di un campo che è del non-simbolico, nella continuità degli spazi, nella loro promiscuità, luogo senza montaggio dove i segni rincorrono altri segni e abitano spazi, a volte comuni, senza soluzione di sorta, ammassandosi senza montaggio. I rossi, rossissimi sulle pieghe della pagina esperiscono il corpo, ne portano testimonianza. Gli alfabeti, ancora, hanno nel contraltare del segno asemantico una impossibile decifrazione. Il corpo, che è nell’alfabeto, eccede, non si lascia catturare dalla totalità del senso, il quale entra solo per effrazione dell’uomo, in una fase successiva. Due facce di una stessa medaglia si incontrano, una cultura alfabetica e quella linea che la eccede svuotando la scrittura in favore dello scrivere, del segnare, affrontandone il rimosso nell’ottica di una poesia sorgiva […] accettando perfino di immedesimare il proprio operato in una fanghiglia[4].
Il primo abbecedario è nato in forma di libro d’artista in copia unica nel settembre 2016. Nello stesso anno, fra settembre e ottobre, altri abbecedari, uno, in singola lettera (la “A”), destinato a Stephen Nelson, altri, espressione della totalità dell’alfabeto con l’aggiunta di numeri e segni d’interpunzione, per la cartella collettanea a carte sciolte Dado tutto bianco curata e chiusa da Giancarlo Pavanello nel dicembre 2016. Seguono abbecedari asemantici in: 591 (numero 3, estate 2017, rivista di poesia visiva diretta da J. F. Bory e edita da Red Fox Press); Abc asemic book (Utsanga.it, marzo 2017); Abc asemic book (libro d’artista in copia unica, collezione M. Jacobson, esposto presso Asemic Writing: Offline And In The Gallery: an Asemic Writing exhibit @ Minnesota Center for Book Arts, 10 marzo / 4 giugno 2017); Abbecedari asemantici/Scritture sbagliate (abbecedari asemantici, formato 50×70 cm, esposti presso Aprile-Caggiula-Marullo, Utsanga. Modulazioni granulari, Palazzo Risolo, Specchia, Le, 2017); Nord-Sud: andata e ritorno (mostra di poesia visiva e altre scritture: F. Aprile, F. S. Dòdaro, V. Lagalla, R. Mignani, U. Carrega, G. Galletta, E. Miglietta; 21 aprile/31 maggio 2017 presso Gingoo, Genova, promossa da Former e Entr’acte); Abc asemic book (abbecedari formato cartolina, duecento copie originali inserite in “Offerta Speciale”, numero di dicembre 2017 a cura di Carla Bertola e Alberto Vitacchio; Abc asemic book (in Tip of the knife – Visual poetry magazine, a cura di Bill DiMichele, 2018); Pagine per un abbecedario asemantico (mostra presso Former Cultura, Genova, promossa da Former e Entr’acte, a cura di Sandro Ricaldone e Vincenzo Lagalla, 6 aprile / 18 maggio 2018).
[1] Aprile F., Esegesi di una rinuncia, Lancaster, Uitgeverij, 2014 (note di Ferrando B., Caggiula C.).
[2] Bill DiMichele, nota critica a Aprile F., in «Tip of the Knife – Visual poetry magazine», 2014.
[3] Aprile F., Red bodies, 2014-2015, poi in «Coldfront. A Vispo supplement» (edited by Nico Vassilakis), 2015, http://coldfrontmag.com/red-bodies-by-francesco-aprile/
[4] Pavanello G., nota, in Dado tutto bianco. Le arti articolate, Milano, Dado tutto bianco, dicembre 2016, poi in Aprile F.-Caggiula C.-Marullo E., Utsanga. Modulazioni granulari, Lecce, Utsanga.it/Amo per Amore, 2017.
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