Adriano Spatola e la poesia totale
by Donato Di Poce

 

Adriano Spatola (1941-1988), protagonista di quella stagione italiana dove tutto è intermedia, contaminazione, agitazione dei sentimenti, degli scismi, dei linguaggi. Inesausto fabbricatore di scritture – tra cui un unico romanzo “parasurrealista” (L’Oblò, Feltrinelli 1964) –, Spatola è stato a sua volta editore e fondatore di riviste come Bab Ilu» (1962, “Malebolge” (1964-1967), Tam Tam del 1971, che fu per Spatola un vero e proprio laboratorio dal quale incominciare il lavoro di paziente incrinatura/ripensamento/riscrittura della letteratura e della poesia.

Giovanni Fontana, suo amico e sodale sperimentatore e innovatore di linguaggi, (che ha realizzato mostre su di lui e più volte scritto ) cui si deve, tra le altre cose, l’ampia e documentata introduzione posta in apertura dell’importante volume (Guarda come il testo si serve del corpo, pp. 6-73) Opera  (casa editrice dia•foria), e la cura esemplare del volume: «poesia come tensione, dunque, e come padronanza, come necessità, come aspirazione a conoscere il senso profondo del reale, come sfida all’intelligenza per giocare a rifare il mondo. Poesia da udire, da leggere, da guardare, poesia da stringere, da palpare, […] da vivere, da amare, da cantare, ma anche da bere e da mangiare.» 

Fontana mette in luce i vari periodi della creazione poetica e politica culturale attiva di Spatola con rara finezza e partecipazione tanto da rivelare una sorta di mimesi partecipativa con le tesi di Adriano e il suo pubblico di allora e quello futuro alternando cronaca storica, considerazioni e ricordi personali e stralci di opere e dichiarazioni di Adriano Spatola, ben contestualizzando le novità sperimentali, gli esiti, i rapporti internazionali e la portata rivoluzionaria delle sue tesi, in sottocapitoli tematici di grande esemplificazione e rilievi critici, dal rapporto e polemiche con Rendiconti, alle sperimentazioni di poesia concreta agli zeroglifici, ai rapporti con Fluxus, mail art e poesia visiva, alle adesioni all’estetica della formatività di Pareyson.

Veri reperti storiografici sono le testimonianze testuali di Spatola raccolte nel volume e il racconto affascinante della “Maison Poetique”, che vede virare sempre più in chiave intermediale e di Poesia Totale, l’operatività di Adriano.

Di particolare interesse nel testo storico-critico di Fontana è la contestualizzazione e la lettura degli eventi storici coevi (il 68, il gruppo ’63 etc…il Surrealismo e Parasurrealismo di Adriano) e la presa d’atto in Adriano della “Poesia come vero e proprio centro della realtà”. Di lì a poco, infatti con Giulia Niccolai crea la rivista TAM TAM c/o Milano (Il Mulino di Bazzano) e un’ottica Internazionale sempre più Intermediale.

Majakovskiiiiiij, del 1971 rappresenta un momento importante ed è un’opera fondamentale di Adriano, formato da 4 lunghi poemi, tra cui spicca il capolavoro“La composizione del testo”).

Un volume poderoso, storico, sperimentale, incantatorio, che non indietreggia di fronte all’idea di radunare in un solo “spazio” anche quanto era stato concepito contro l’unità del Libro: “discritture”, “zeroglifici”, “piegature del foglio”, documenti fotografici, poesie visive, poesie sonore, manifesti, con allegato CD.

Spatola ha vissuto in pieno lo sperimentalismo poetico, secondo cui la poesia si poteva presentare in quegli anni come e come scrisse in Verso la poesia totale “visiva, concreta, aleatoria, evidente, fonetica, grafica, elementare, elettronica, automatica, gestuale, cinetica, simbiotica, ideografica, multidimensionale, spaziale, artificiale, permutazionale, trovata, simultanea, casuale, statistica, programmata, cibernetica [e] semiotica” (Spatola 1978, 14-15).

Verso la poesia totale resta, ancora oggi, uno degli studi più importanti sulle sperimentazioni poetiche di quegli anni, capace allo stesso tempo di rintracciarne i prodromi, delinearne gli sviluppi correnti e illustrarne le prospettive future.

Ma Spatola non era solo autore e teorico della poesia totale, ma strenuo organizzatore di reading, performance e riviste sperimentali («Bab Ilu» (1962), Malebolge» nel 1964, e di particolare importanza «Tam Tam del 1971, che ebbe per alcuni anni il sottotitolo esplicativo “rivista di Poesia, apoesia e poesia totale”, intendeva aprirsi alle arti visive e performative contemporanee.)

Tra gli happenings ricordiamo quello di Fiumalbo e come Eugenio Gazzola nel suo Parole sui muri. L’estate delle neoavanguardie a Fiumalbo, ne scrisse in modo mirabile: “Fiumalbo, un piccolo centro dell’appennino modenese, venne ‘occupato’ dall’8 al 18 agosto del 1967 da un centinaio di artisti, invitati dal sindaco per una mostra di manifesti che si allargherà presto a un vero e proprio happening che letteralmente riscrisse il paesino con versi dipinti sui muri, performances sonore e visive, poetry readings e opere ambientali, che lo trasformarono in una sorta di enorme opera collettiva…”.

Emilio Villa. La presenza costante propulsiva e generativa come Anceschi, nella vita di Spatola. Del quale scrisse: «Aveva contatti con tutti: dai post-surrealisti francesi a tutti gli altri. Il mio amore per Villa è stato ed è una delle costanti della mia vita, anche se abbiamo avuto spesso dei dissapori per ragioni varie, nel senso che lui non voleva che io frequentassi i Novissimi, e i Novissimi non tolleravano che io frequentassi Emilio Villa».

Fontana sintetizza in chiusura del suo intervento: “Scrittura, voce e immagine sono quindi interconnessi nell’opera di Spatola; senza cesure si supportano vicendevolmente; si scambiano funzioni. Ne deriva la “parola totale”, l’unica parola adatta a quella “poesia totale, teorizzata (e aggiungerei praticata) con passione”

Chiudono il volume un album fotografico e, posto nella tasca della terza di copertina, un cd che contiene, da vari archivi, quindici registrazioni delle performance di Spatola («poesia sonora» compresa e comprese le celebri Valse Sabre e Aviation/Aviateur).

 

 

 

Biobibliografia essenziale:

Adriano Spatola (Sapjane, 4 maggio 1941 – Sant’Ilario d’Enza, 23 novembre 1988) studia a Bologna, dove nel 1961 pubblica il suo primo libro, Le pietre e gli dei, che contiene alcuni disegni del pittore Beppe Landini ed ha una tiratura limitata a circa 400 copie. Sin dalla sua prima raccolta, quindi, è evidente un’attenzione per l’ambito figurativo, ma più in generale per una contaminazione fra arti differenti, che si realizza in collaborazioni editoriali con pittori ed artisti, nonché nella sperimentazione di linguaggi di confine come la scrittura verbo-visiva e la poesia sonora. Nei primi anni della sua attività, tale attenzione è ribadita dalle numerose presentazioni a cataloghi di mostre di artisti come Landini, Squarza, Gaibazzi. In questo periodo, Spatola inoltre fonda e dirige la rivista «Bab Ilu», che nel primo numero ospita alcune incisioni di giovani autori, ed interventi sull’arte figurativa. Nello stesso decennio, pubblica opere quali Poesia da montare (Sampietro 1965) e Zeroglifico (Sampietro 1966; Geiger 1975), che rientrano nell’ambito della poesia verbo-visiva. Entrambe le opere sono pubblicate da Sampietro, presso cui Spatola rivestiva il ruolo di direttore editoriale. La casa editrice bolognese era particolarmente attenta all’aspetto visuale dell’oggetto-libro sia nella scelta degli autori – pubblicando, ad esempio, artisti del Gruppo 70 – sia nella realizzazione dei propri volumi, proponendo un progetto grafico innovativo. Nel 1967 inoltre Spatola promuove e organizza assieme a Claudio Parmiggiani e Corrado Costa l’evento Parole sui muri, tenutosi in agosto a Fiumalbo (sull’appenino modenese). La manifestazione, nata come “esposizione internazionale di manifesti”, si trasforma ben presto in happening di poesia, arte, azione scenica, cinema indipendente, con le opere dei vari artisti che si appropriano di spazi inconsueti, in una comunicazione interdisciplinare, intermodale, intermediale. Negli anni Settanta Spatola si dedica soprattutto all’attività editoriale, con la creazione delle Edizioni Geiger, e dell’omonima antologia – che raccoglie opere di poesia visuale di autori di tutto il mondo – nonché con la realizzazione della rivista «Tam Tam». A questo periodo afferiscono anche raccolte di poesia lineare (Majakovskiiiiiiij, Geiger 1971; Diversi Accorgimenti, Geiger 1975), libri d’artista (Cantico delle creature, Achille Maramotti 1977), oppure opere che si collocano al di fuori della distribuzione editoriale come Autobiografia futurista (1977, realizzato con cartone e bulloni), Inch by inch (1978) e La vergine di Norimberga (1978, realizzato con legni e chiodi). Anche negli anni Ottanta Spatola realizza opere strettamente connesse all’ambito visivo, come Piccolo Majakowskij per El Lisiskij (Edizioni Tam Tam 1982), e Cangiullo futurista (Studio Morra 1985, collage su cartoncino e letraset su acetato) e contribuisce con i propri testi alla realizzazione di libri di vari artisti come ad esempio Giuliana Pini (Otto in si minore, Edizioni Tam Tam 1982) e Tommaso Cascella (Animagia, Corraini 1985). In particolare con Giuliano Della Casa realizza il libro illustrato Cacciatore di mosche­ (Tognolo 1980) e la raccolta di poesie lineari postuma, La definizione del prezzo (Tam Tam-Edizioni Martello 1992).

 

Adriano Spatola

OPERA

a cura di Giovanni Fontana

Ed. [dia•foria, agosto 2020

in collaborazione con Dreambook editore

pagg. 508, con CD audio

€ 38,00

ISBN 9788899830373