La Voix Liberée
POESIE SONORE

 

Mostra a cura di
Eric Mangion, Patrizio Peterlini
Coordinamento curatoriale:
Claire Moulène
Produzione:
Chloé Fricout
Allestimento e grafica
Anette Lenz
Sede espositiva
Palais de Tokyo (Paris)
Vernissage:
21 marzo 2019. Giornata Mondiale della Poesia
L’exposition resterà aperta fino al 12 maggio 2019
Performance:
27 aprile 2019
Progetto promosso e sostenuto da:
Fondazione Bonotto (Molvena, VI)
Palais de Tokyo (Paris)

La poesia fonetica e poi sonora ha sempre rappresentato nel XX secolo un atto di emancipazione. A rischio d’abbandonare a volte la semantica, le avanguardie ne hanno fatto la punta di diamante della loro lotta contro i sistemi, le credenze e i dogmi.
Cosa rimane oggi di queste lotte eroiche? Dei miti e delle leggende. Ma i tempi sono cambiati, così come i combattenti. Le utopie non hanno più lo stesso aspetto. Le nuove tecnologie hanno invaso oggi lo spazio del linguaggio, in meglio o in peggio.
In peggio imponendo una razionalizzazione digitale delle parole e dei suoni.
L’inglese di Shakespeare diventa quello di Wall Street. In meglio offrendo al linguaggio delle fonti e degli strumenti infiniti. A partire dagli anni Cinquanta, i progressi tecnologici hanno così permesso alla poesia fonetica di diventare sonora. Ma ci si perde tra l’utilizzo di questi strumenti come dei semplici vettori, l’assenza della poesia dietro a dei procedimenti tecnici o, peggio ancora, il fascino del loro potere (culturale). Ci si perde anche perchè l’oralità ha fatto un grande ritorno nell’arte in questi ultimi anni, a volte nella confusione e nell’uso inopportuno della parola. Ma la poesia sonora evolve con i suoi tempi. L’esposizione La voix libérée – Poésie sonore (La Voce Liberata. Poesia sonora) propone, senza nostalgia, un percorso tra le voci del passato e quelle del presente. Ci immerge in maniera diretta e immersiva tra questi artisti che utilizzano ancora le parole e i suoni come esercizio di libertà. La poesia permette ancora di mettere l’uomo al centro della vita e dell’arte. In che modo restare umani quando il mondo si moltiplica? Come affermare la propria singolarità? Frutto di una ricerca di oltre un anno, la mostra è concepita come un dispositivo che attraversa la poesia sonora, in modo non esaustivo, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale agli sviluppi contemporanei. Volontariamente trans-storico e internazionale per affermare la continuità delle pratiche e degli esperimenti, questo dispositivo è concepito come un punto di ascolto, un trasmettitore che produce una frequenza che si diffonde all’esterno delle mura del Palais de Tokyo.

La Poesia Sonora, ieri…

La poesia sonora, propriamente detta, nasce alla fine degli anni Cinquanta dall’incontro
delle sperimentazioni fonetiche con le tecnologie magnetofoniche. In particolare a Parigi dove erano attivi artisti appartenenti al movimento Lettrista come Altagor (creatore nel 1947 di “Métapoésie” e dall’anno successivo del suo “Discours Absolu” che terminerà nel 1960) e Arthur Petronio (artista già attivo nel periodo tra le due guerre, che nel 1953 crea “Verbophonie”: una sinfonia-polifonica influenzata dalla poetica “strumentista” basata sulla musicalità intrinseca delle vocali e delle consonanti teorizzata nel 1899 da René Ghil nel suo “Méthode Evolutive instrumentiste d’une poésie rationnelle”, e sugli esperimenti di Jean-Louis Brau, compagno di Guy Debord e Gil J. Wolman nella Internazionale Lettrista). Utilizzando le tecniche di registrazione su nastro, il poeta può finalmente individuare nuovi spazi espressivi. Con il montaggio audio si diffondono le tecniche del collage e del décollage in analogia con quanto già avveniva nelle arti visive. Da qui scaturiscono il cut-up di Brion Gysin nel 1959 (idea ripresa poi da William Burroughs) e la vasta gamma delle prove tecniche di tutta una schiera di nuovi poeti, artisti della voce e della parola, del suono e del gesto, primi fra tutti Henri Chopin, che dal 1957 utilizza echi, riverberi e variatori di velocità per il trattamento della materia sonora, e Bernard Heidsieck, che, dal 1959, canalizza i suoi poèmes-partitions nel multipista.
“Con le ricerche elettroniche – scrive Henri Chopin – la voce è diventata finalmente concreta”. In un articolo nel 1961 in “OU Cinquième Saison”, la rivista pubblicata da Henri Chopin, Petronio ha scritto: “La plasticità delle parole nella loro rappresentazione acustica, l’approccio imperativo della loro realtà timbrica, il loro carattere vibratorio, le loro radici onomatopeiche, la loro morfologia,
la loro semantica, costituiranno per il poeta verbofonico i materiali indispensabili per
la costruzione del poema, per la sua architettura”. La spinta a creare “una composizione poetica al di là della scrittura, direttamente nel microfono” emerse con François Dufrêne e il suo crirythme (una sintesi tra il grido:”un suono inarticolato che non implica necessariamente uno scoppio della voce” e il ritmo “che non implica necessariamente cadenze”)

A partire da questo presupposto autori come Henri Chopin, Brion Gysin e Bernard
Heidsieck hanno indagato nuove possibilità per l’analisi dei suoni (vocali o registrati
nei contesti più diversi), il loro montaggio, amplificazione, sovrapposizione, riverbero
e variazioni di velocità, giungendo ad una più ampia e multiforme forma di composizione in contrasto con i precedenti metodi di recitazione dal vivo. Henri Chopin, grazie alla sua attività creativa, alla sua attività editoriale (ha fondato e diretto la rivista “OU Cinquième Saison”) e alla sua attività di storico (con la pubblicazione nel 1979 di “Poésie Sonore Internationale”) ha svolto un ruolo chiave nel campo della poesia sonora. “Chopin – scrive Sten Hansen – non è stato il primo ad utilizzare il microfono come strumento del poeta, ma è stato sicuramente il primo a rendersi conto del fondamentalmente potenziale e il primo a chiarirne il piano teorico”. A partire dalla prime opere (“Pêche de nuit”, “Espace et Gestes”, “Sol-Air”) in cui la parola rimane il punto di partenza del procedimento poetico, grazie alla tecnica di sovra-registrazione, viene raggiunta una nuova dimensione nella quale la voce-suono lascia il posto a una “unità pura udibile”, composta essenzialmente dai suoni del corpo (“Mes Bronches”, “Le Bruit du Sang”, ecc.)
Bernard Heidsieck, un’altra figura importante della Poesia Sonora, inizia la sua sperimentazione in questo ambito attorno al 1955. A partire dal 1959 inizia a registrare con un microfono i sui “poèmes-partition”, definiti anche “poésie-action”, seguite nel 1966 dalle sue “biopsies” e nel 1969 dal suo “passepartout”. Nel suo lavoro che incorpora il panorama sonoro del quotidiano, come rumori registrati nei campi gioco delle scuole, grida estratte da una manifestazione di piazza,
accompagnandoli con “una stupefacente voce .. una lingua di ellissi, .. di rotture, di esclamazioni, di tagli” con la quale egli interpreta i suoi testi come “Vaduz” (1975), o
“Le Carrefour de la Chaussée d’Antin” (1972) o ancora “Canal Street” (1976).
Altri autori che hanno fornito importanti contributi nell’ambito della Poesia Sonora
sono: i tedeschi Franz Mon e Carlfriedrich Claus, l’austriaco Gerhard Rühm, l’inglese
Bob Cobbing, il fiammingo Paul De Vree e il boemo Ladislav Novak. Un particolare trattamento iterativo del testo produce stratificazioni sonore poliritmiche nelle opere degli svedesi Sten Hanson, Bengt Emil Johnson, dei poeti del centro Fylkingen di Stoccolma e dell’americano Charles Amirkhanian. Sono ancora da ricordare per la qualità del loro lavoro i francesi Ilse e Pierre Garnier, autori del “souffle manifeste”, Julien Blaine, gli americani John Giorno, Richard Kostelanetz e Larry Wendt, il gruppo canadese dei Four Horsemen con Steve Mc Caffery, Paul Dutton, Raphael Barreto-Rivera e B.P. Nichol, lo spagnolo Bartolomé Ferrando, il russo Valeri Scherstjanoi, gli ungheresi Katalin Ladik e Endre Szkàrosi, lo svizzero Vincent Barras. In Italia il poeta più attivo in questo campo di ricerca è stato sicuramente Arrigo Lora Totino: inventore della “poesia liquida” e “ginnica” che compone i suoi primi poemi sonori nel 1964 (“Phonèmes” registrati a Torino tra il 1965 e il 1966). Successivamente, nel 1968, pubblica “Il Liquimofono, congegno generatore di Musica Liquida e La poesia Liquida, inflelssioni tuffate nell’idromegafono”. Nel 1978 edita “Futura Poesia Sonora” una antologia storico-critica di poesia sonora composta di 7 dischi Da ricordare inoltre: Adriano Spatola, al quale si deve “Baobab” (1979), prima audiorivista di poesia sonora italiana; Mimmo Rotella, autore del “manifesto dell’epistaltismo”, Enzo Minarelli, teorico della “polipoesia”, Giovanni Fontana, teorico della “poesia pre-testuale” e della “poesia epigenetica”, e ancora Patrizia Vicinelli, Luigi Pasotelli, Maurizio Nannucci, Tomaso Binga, Giuliano Zosi, Sarenco, Massimo Mori, Gian Paolo Roffi, Sergio Cena e Gian Pio Torricelli

 

… e oggi

Tutte queste esperienze hanno lasciato un’eredità che è stata raccolta e sviluppata
dalle generazioni successive. Questa eredità, anche se a volte sembra pesante perché il desiderio di libertà sperimentale e il sentimento di trasgressione, così fecondi negli anni ‘50 e ‘60, appaiano obsoleti dando origine a eccessi spettacolari e a una certa debolezza teorica, a volte affermata come necessità di emancipazione dal sistema dell’arte e della letteratura, rimane fondamentale per la poesia sonora contemporanea che è viva e praticata da molti giovani poeti del mondo. Alcuni autori, come ad esempio Kinga Toth (Ungheria), proseguono l’indagine sulle possibilità espressive dell’apparato fonatorio iniziate da Henri Chopin.
Altri, come Tomomi Adachi (Giappone), indagano le possibilità offerte dalle nuove
tecnologie sviluppando degli apparati elettronici che interagiscono con la voce dando
vita a sorprendenti modulazioni sonore. Altri ancora stanno dando vita ad una forma di poesia che coniuga la storica poesia sonora alla più recente poesia digitale, creando ibridazioni digitali-sonore che trovano la loro specificità nell’utilizzo massiccio delle nuove tecnologie digitali. E’ il caso, ad esempio, di Joerg Piringer o dei recenti lavori di Caroline Bergvall.
Una vivacità di ricerca che si svuluppa in tutto il continente, dall’Austira di Joerg Piringer, all’Australia di Amanda Stewart, dalla Slovacchia di Zuzana Husárová, allo Zambia di Kgafela oa Magogodi, al Cile di Felipe Cussen agli U.S.A di Ian Hatcher. La mostra, attraverso il lavoro dei poeti contemporanei, e il continuo confronto con le opere dei loro predecessori, intende indagare quale potere di scuotere ha ancora oggi la Poesia Sonora. Che corpo ha sollecitato ieri? e quale corpo mobilita oggi? Nel susseguirsi delle liberazione individuali e collettive, cosa nette in parola, in voce, in gesto, in genere e in sesso, cosa mette in forma nello spazio e nella scena, nei suoni e nelle immagini? quali sono gli usi e le aspettative del pubblico? Questa mostra propone quindi una riflessione su alcune forme estetiche oramai consolidate, i loro contenuti e il loro significato in relazione alla cultura di oggi, nei mass media e nella società della comunicazione.

OPERE AUDIO IN MOSTRA DI:
Tomomi Adachi, Arcand Pierre André, Atlanta Poets Group, Martin Bakero, Gary Barwin, Caroline Bergvall, Julien Blaine, Jaap Blonk, Luis Bravo, Anne-James Chaton, Henri Chopin, Carlfiredrich Claus, Bob Cobbing, Felipe Cussen, Augusto De Campos, Paul De Vree, François Dufrêne, Eduard Escoffet, Robert Filliou, Giovanni Fontana, The Four Horsemen, Steven J. Fowler, Jérôme Game, Ilse Garnier, Pierre Garnier, John Giorno, Klaus Groh, Brion Gysin, Sten Hanson, Ian Hatcher, Bernard Heidsieck, Dick Higgins, Ake Hodell, Zuzana Husárová, Isidore Isou, Juan Angel Italiano, Ernst Jandl, Maja Jantar, Bengt Emil Johnson, Eugenji Kharitonov, Ferdinand Kriwet, Nobuo Kubota, Katalin Ladik, Anne Le Troter, Franck Leibovici, Weronika M. Lewandowska, Violaine Lochu, Arrigo Lora Totino, Ghérasim Luca, Jackson MacLow, Kgafela oa Magogodi, Michèle Métail, Enzo Minarelli, Franz Mon, Maurizio Nannucci, Seiichi Niikuni, Ladislav Novak, Clemente Padin, Arthur Peteronio, Anat Pick, Decio Pignatari, Jörg Piringer, Mimmo Rotella, Gerhard Rühm, Rike Scheffler, Carolee Schneemann, Adriano Spatola, Amanda Stewart, Demetrio Stratos, Kinga Toth, Jaromir Typlt, Louise Vanardois, Emmett Williams, Gil J Wolman, Misako Yarita.

Tutte le opere sonore degli artisti storici provengono dalla Collezione Luigi Bonotto:
http://www.fondazionebonotto.org/en/collection/

Diverse, fra riviste e radio, sono le realtà che hanno in programma iniziative relative alla poesia sonora durante il periodo di svolgimento della mostra:

la Fondation d’Entreprise Ricard, la Maison de la poésie, France Culture, *DUUU Radio, Vizir Radio, Les écritures bougées, RadioO et Revue OR (Paris/France), T.A.P.I.N. (Lyon), Maison de la poésie (Nantes / France) Babel Heureuse (Toulouse/France), Montévidéo et Radio Grenouille (Marseille/France), la Villa Arson (Nice/France), Beton7Art Radio et Metadeftero Radio (Athènes/Grèce), RAI RadioTre Suite, RAI RadioUno Music Club, RAM Radio Arte Mobile et NOW Radio, Auditorium Roma, (Rome/Italie), ArtPartofCulture (Bologne/Italie), Utsanga.it, Nero Magazine, Insideart (Italie), RUC Radio Universidade (Coimbra/Portugal) + LabSynthE, Laboratory for Synthetic and Experimental Poetry, University of Texas (Dallas/ USA), CMMAS (Guanajuato/Mexique), Power FM (Zambie), MEC FM (Brésil), Wonderlust Project, LapTopRadio, Radio Tramontana (Suisse), radioCona (Slovénie), Radio Picnic (Belgique), KunstRadio – Radio Österreich1 (Autriche), Whitechapel (Londres /Grande-Bretagne), Fargfabriken (Stockholm / Suède).

 

Performance

Il progetto prevede anche l’organizzazione di una giornata di performance con la partecipazione di sei dei più dinamici poeti contemporanei sulla scena internazionale:
Tomomi ADACHI (J)
Zuzana HUSAROVA (SK)
Giovanni FONTANA (I)
Katalin LADIK (H)
Violaine LOCHU (FR)
Joerg PIRINGER (A)
La giornata di performance sarà organizzata al Palais de Tokyo il 27 Aprile 2019 e e si terrà in un’area all’interno del Palais de Tokyo adiacente allo spazio espositivo.
Per segnalare la continuità e l’omogeneità del progetto si è pensato di produrre un tappeto con la grafica del titolo della mostra da utilizzare durante le performance stesse.

Un catalogo App

Per l’occasione dell’esposizione La Voix Liberée. poésie sonore (La Voce Liberata. Poesia Sonora) verrà prodotto un catalogo sotto forma di APP contenente tutti gli audio presentati nella mostra. Il pubblico potrà scaricare l’APP gratuitamente sul posto (versione IOS e Android). L’APP sarà inoltre disponibile su Play Store e Apple Store fuori dal Palais de Tokyo.

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