Poesie:
by Carmine Lubrano

  1. e che oggi è necessaria una nuova poesia antagonista

e che oggi è necessaria una nuova poesia antagonista che sia malsania freva quartana bavosa di smisturata maraviglia smasticando la poltiglia di fuliggine e con lʼopulenza del mestiere ingravidare la purulenza del poetarum tra orrido e schifo della festa con effimera luce
infangare la voce con rauca dismisura coʼ vuommeco e tuosseco e sulla pagina cenciosa di usurpazioni praticare lʼuso prolungato di una rima accidiosa che osa tra sangue ed orine il rosso heros politico subsulto il jazz lapillum di un volcano mai spento dal ritmo eloquente POESIA IN EREZIONE che insorge selvaggia e con erotica bene- dizione e con lʼarte della rivolta lʼocchio che ascolta lʼim paginʼAzione delirante Carmelo Bene che legge Dante una nuova nolana comedia tra protopozzi e biglietti per anfratti infernali bisogna ancora sporcarsi le mani dagli anni ‘60 lʼHeurarium il Denomisegninatura e gli Schemi da A pro fon DIRE tutta la scola napulitana nella distillazione alchemica e con nuove piedigrotte coi botti i tricchitracchi infilando la lingua nel buco del culo del mondo questʼaverno profondo

2. est ultra naturam e del poetarum tra orrido e schifo

oggi sedici giugno duemiladiciannove
anche se il calendario segna di marzo il ventuno
rileggo e riscrivo il vomire in bordella
la nolana comedia lʼinnamoraMentum de la bestia trionfante il cantico per evitare lʼuso prolungato
dalla cosa alla rosa nella casa
di una rima accidiosa che osa la malsania della poesia
tra sangue ed orine e sudore e liquore mestruale
e flusso nero fetulente di merda in macerata carne
e salse e dintorni dalla pignatta grassa di lessa
di morba dalla pastura di miracula finta
a far bottega dellʼinumane spezie e per sua nerezza

la lingua in culo allʼaltro
est ultra naturam e rara di fiorami
stramazza e desquaglia la malciulata mieda
ahi cazzarola
e dentro la corteccia ti chiederà sussidio
coʼ furchettes eventualis vocia signum generis
a sbriciolar la creta di coscia in coscia
comunque vada qual fesso di sesso scazza
chiodo al chiodo e sʼimpizza in tanta pruinosa ova
sbora in sanguina pietosa tremula bagna insinua lama
et carmen et amen de quel masSacre sans pitié parti-culiere

corre salta cacamangia in chiava che ti danza ronza come al cigolar lʼidea e ruba odore alle narici stanche

ladra quale carezza entra
possede la voce la scorza quanto basta
che strazia il livido strazia
e del rusignuolo del pipistriello il tetro ricamo si piglia uscenno fuor di canto che tanto ospizio al guaraguazzo dona

e come si sa sasanguina ruffiana
a ruminar le mozze dʼali lʼaprir velami in poppa in broda pezzanteria di braga insapunanno la bucata (sguarrata)

e sel faccia vomire et cacare lo bianco e nero ‘nchiostro ohi sguagnarola chʼintrica e strica la sana impiaga attacca vischio al chiodo sangh ‘e chi tʼé muortʼ
la bocca chiusa al ranto comme se vummechea comme se vummechea cu stu culera

est ultra naturam lo sedici di giugno la furia francesa e coʼ starnuti di cornacchia gracchia e ‘ngniacca
stu sangiuvanno smisturianno catapiezzo
cunfiette ‘e supraffiggia ruffianiggio

ca smorfia ‘e mastuggiorgio ninnanonna sculupea sculupea

nu vase ‘e lota ciufelia ‘e morte

e ogni tanto una si siede ed accavalla le cosce
e coʼ lo sterco di bagascia in festa nellʼeffimera luce col segno de la croce e così sia
così sia per la nostra saliva al serraglio
così sia sghignazzando anemizzando obedienza
e così iaculanno sʼinfanga la voce
quale rauca dismisura tra vuommeco e tuosseco ciampechea est ultra naturam sborravit malorum
in si bordella in argumenta lassiva per una e dojas jorna e semana la nebia et lo sole
e ti ci ficchi tra i buchi ed i versi guasti
tʼappicchi a la forca dʼallocchi e coi trucchi-tracchi

ora il de-fungi sulla pagina cenciosa dʼusurpazioni lʼopulenza del mestiere che ingravida lʼorifizio saziando la purulenza della caria
lo spurgo della bavosa smisurata maraviglia

per il bis-giglio smasticato poltiglia di fuliggina e coʼ gordigia tramanza che si sconcia la milza

“ma cosa può un poeta davanti alla deriva di un sistema politico al rompersi di un equilibrio che esplodendo distrugge musei chiese uccide testimoni occasionali e inconsapevoli. Cosa deve il poeta?”

già scriveva Maria Teresa Ciammaruconi su Paese Sera il tre/otto/ del millenovecentonovantatre
per dire della scrittura di chi qui scrive oggi sedici giugno duemiladiciannove

e sia che sia e che sia poesia sia malsania
o freva quartana infinito leopardiano pane e salame e pucundria pe tutte sti aucielli malati sia che sia
e così sia

3. fetida e sorda

fetida e sorda
resta la voce
roca)
l’accento che ti bacia e si brucia iactura)

intortata d’inopia intarantolata
con liquore di larva

(medesmamente
e nero letame nero più dello ‘gnostro e scarrafoni a scatafascio
mentre sirene
silenti
saziano sozzure emollienti
amplessa la lingua s’inventa
roghi di ostie
e sbavi e vomiti all’eccidio

ora verrai a me
da una folla confusa
verrai senza alcuna forma ma con la stizza
dell’uso)
orinando sconcertante grazia da scherzi
ch’amor mi fa tormento

verrai a me
col rischio dolente smarrita sparita la malsania

sussurando gravidanza lachrymosa
alla rima e nella danza capricciosa

della lingua oziosa

lingua capricciosa
alla rima lachrymosa danza la sua gravidanza nella malsania
ch’amor mi fa tormento e stizza
e grazia con l’accento dellʼinsaziato bacio

4. sono qui a Roca invento canzoni

sono qui a Roca invento canzoni
ritrovando versi col rimorso che arrossa le labbra sulla curva dei tuoi fianchi
chʼamor mi fa tormento allʼinsaziato bacio

sono qui a Basilea Conca e Croce Eruce
nella pace e nel silenzio del diserto
antico letto del fiume Theutra e tra tamari
buche o fossi che si riempiono dʼacqua nella roccia nuncupate padule e casali

e dove Isabella sorella di Guidone sposa Ugo fedele al re di Napoli

sono qui camminando e cantando tra turchi regine e mignotte
grotte ed anfratti pasticciotti leccesi

lu pisce allʼacqua fresca
lʼerva mara e la tiella
rose odorose giovanotte in età da marito stella lucente ‘nmprigiunata
dai poeti andalusi perduti tra le note
del griko focu dʼamore
ninne nenie e filastrocche balocchi

laddove laica preghiera e letania
scompiglia perduti riflessi
alando canti e tamburi dentro inganni
ed equivoci tra detriti annoiati da sapidi intrighi da una folla confusa al disegno variato

e senza mai toccarsi nelle chimere e nei paradossi imbalsamando sconforti il rasmo tra le tresche
e ‘nciarmo ‘e quadriglia vergogna ne la monnezza richiamando il silenzio avidamente

e come una cisti tra i sassi in tarda fossa la febbre tʼinvaghisce

tra studenti e sottane la notte di sabbia e di sale strano rimedio a quel puzzo strano
assorbente che avanza dalle intemperanze
ora copioso ora distratto gerundio di sesso

laddove il giuoco e le nostalgie laddove la girovaga magia di un inchiostrato desio e frondoso
in anteprima di primaverili gemme laddove la dovizia sfuocata quasi nella danza e con disagio adeguato simulando lʼoscuro figliare soverchio dʼintruso

inferti schifi e rabbrividi degeneranti nel perdurare delle cose delle chiuse dellʼosare in uso poroso laddove lo sconcio del vizio al cratere cor-rotto
di grazia inquisito si mostra nefasto

ed ecco lʼusura dei cenci il pane macerato tra le feci et lʼamor ‘nchiavato ‘n ccroce

nei moti e nei nodi dellʼipersonetto ora-colare fibre e febbri losche dʼimpure venture
piogge o arsure ove sommerge cesura
con la meraviglia quale atto pubblico accarezzando le parole ancora visibili

la scrittura come flusso tra sbiaditi tramonti istanti putrefatti i giorni e le eruzioni
la metrica si consuma in estremi rimedi allegoriche ulcerazioni alfabetiche cuccagne onde vegetali mutamenti vaginali

e tutte le nominazioni altre di una congeria metatropica

incalcinate chiaviche che fecere fecere fecere cose

fecere malʼora fecere fecere fecere malaffare fecere lʼinsanire fecere gordigia

fecere fecere pruciesso e che in si bordella vada

covata nel pantano ma la poesia la poesia

la poesia è unʼaltra cosa
non è rose senza spine ma puzzo di latrine

un mare di stagioni malate
dorme nelle nostre arterie
e minaccia il respiro della scrittura

vedrai lʼacqua marcia nel pozzo
le lenzola fetude il tedio ed il celebre poeta dalla pagina stanca e con vociuzza cupa umettare consiglia tribunali gargarismi spirituali

vedrai il rantolo allʼemporio eloquente
la ruggine della vendemmia che sporca la carezza nel pallore imbalsamato e su effimeri fogli
vedrai la lusinga il pan bagnato e la zavorra canzonette narcotiche in conjura di mucose
così il venir meno delle cose lessici e carogne miraggi in ostaggio genitali e monumenti ai caduti nella tela del ragno vedrai lʼepifania che porta via escrementi sottratti alla storia con la melodia

e sarà mai sazia opulenta parola fabula dal ritmo ossessivo
a dirti la fine nellʼesilio dal canto

vedrai vedrai fecali imbuti stracolmi
il desiderio genuflesso tra cadaveri squisiti

vedrai le note di Nizar Qabbani
sul quaderno del disastro da Damasco da Beirut e amare saranno nella nostra bocca le poesie

ma la poesia la poesia
la poesia è istruzioni preliminari per lʼuso
è voce che danza la sua gravidanza
è lingua inaudita che scopre le sue ferite geometria reformata da sybillinae fonte avida impudica si mostra nellʼintima agonia

ma la poesia la poesia
è inferno dʼinchiostro profuso polveroso scolorito soffocato sulla carta assetata infedele bellezza tra bestemmie stremate che attraversano il mare e ti fanno ubriacare

e sono qui a Roca i giovani
per strada mi chiedono dovʼè la poesia?

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