Le ali del cavallo
by Alfonso Lentini
MACELLO
Con grandi spargimenti di sangue e di cervello, il Potere si impadronì di se stesso e diede inizio al macello. Catturò Dio, lo rinchiuse nella cattedrale di Chartres e buttò via la chiave. Dichiarò guerra all’acqua e al vino, alle formiche e alle loro uova. Attaccò all’improvviso, scagliando contro tutti il tritatutto della Storia.
PIANTO DI BIMBA
Tutto quello che vedi è whsretyzx. Credi che davanti a te ci sia una casa, un prato, un cielo, invece è whsretyzx, solo maledetto, sporco whsretyzx. Credi di sentire tua figlia che strilla? Ma no, Annagiacoma, quello è strepito di whsretyzx, non pianto di bimba. Ti sembra di sentire nell’aria il tipico profumo che annuncia l’arrivo di una nevicata? Non farti ingannare, è solo puzza travestita. Puzza di whsretyzx, melmoso, marcio whsretyzx.
PIAZZA DEI MARTIRI
La caduta dei piedi ebbe inizio alle ore 72 e mezzo del 56 aprile. Era un anno ubriaco e cadevano piedi. Annaviola uscì di buon mattino. Il gioco delle combinazioni volle che quando apri la porta si trovò davanti alla piazza dei Martiri, vasta e semicircolare, livida per la foschia, e la vide tutta rigonfia di piedi. Ne prese uno, lo ripose nella borsetta e si disse: potrei usarlo per difendermi dall’Irreparabile.
BATTAGLIA GRANDE
Piantando dita crescono matite. Piantando piedi crescono ventagli. Piantando occhi crescono capelli. Piantando vino crescono castelli. Perciò non ci fu verso e Annagemma non ebbe scampo. Piantò un coltello e crebbe il monte Piana, irto di scheletri e trincee, dove per molti e molti millenni imperversò Battaglia Grande della Guerra Grande, la Rissa più citrulla e miserevole del mondo.
E SPERA
Alla periferia del teorema di Euclide, se si perde la strada, la si ritrova poi. Se si perde la barba, un giorno riappare. Se si perde una mano, un martello, una giacca, tu aspetta. E spera.
NEPPURE BAGDAD
La Francia non risponde. La Spagna non risponde. Non risponde l’Albania e neppure la Croazia. Non risponde la Siria. Non rispondono la Mauritania, l’Epiro, la Mesopotamia, l’Impero Latino d’Oriente. Non risponde Cafarnao. Non risponde il Terzo Reich. Gerusalemme tace. Tacciono Babilonia e l’Italia. Tace l’URSS. Nessun cenno dalla Mongolia. Tace tutto l’Ellesponto. Tacciono la Serenissima e la Corea del Nord. Niente dalla Cirenaica. Niente dal Messico. Niente dall’Argentina. Neppure Bagdad risponde.
MERLETTI
Poi ci dicono di uscire per strada, di darci alla fuga abbandonando gli armadi, i bicchieri, le ortensie, i merletti. Poi noi non fuggiamo. Poi ci dicono di darci. Poi ci dicono fuga. Ma noi non strada, non abbandoniamo noi, poi. I merletti.
PALPEBRE
Per i corridoi pieni di vento volano palpebre leggerissime, corrono verso. Essendo cieche, ogni tanto sbattono sulle pareti lasciandovi macchie sanguinolente, ma essendo prive di sensori nervosi neppure se ne avvedono e scivolano avanti veloci, volano verso.
OGGETTI
Gli oggetti possono essere di legno o di pece o di pelle di capra. Gli oggetti mangiano altri oggetti, riflettono i pensieri del deserto e non hanno riposo, neppure da fermi. Chiusi a chiave, scappano. Colano da ogni buco.
DAMNATIO MEMORIAE
Non siete mai esistiti. Solo storie inventate, falsi storici. Se foste esistiti, da qualche parte ci sarebbe una traccia, che so, un’astronave arrugginita in fondo a una scarpata, un’antica registrazione della vostra voce, uno scritto interrato in qualche biblioteca, che so. E invece niente. Eppure corrono voci, si dice. Si dice che avrebbero cancellato ogni traccia di voi. Si dice che eravate veri, ma non avete saputo superare la linea, andare oltre il vostro stesso passato.
QUANDO 1
Perderesti il tuo tempo se mi chiedessi quando. Il quando non esiste perché qui da noi non c’è il sempre e manco il mai. Settantasette pulcini armati di fucili attraversano le strisce pedonali. Cara Annabluette, io ti aspetto all’uscita e intanto sorseggio vodka al pistacchio. Qui da noi, su questo pianeta tutto baci e coltellate, gli ingranaggi dentati le foglie del melograno le antenne paraboliche hanno assetto rugginoso di dismisura.
QUANDO 2
Sono un uovo. Sono un ramo di mandarino. Un fondo di caffè. Cara Annalucy, vorrei vederti mentre cammini sui fili della luce. Vorrei vederti sulla luce facendo a meno degli occhi. Per allenarmi a quando. E senza voce senza luce senza fili senza croce vorrei vederti quando.
DISCRASIA
Ieri mi è entrata in un occhio la parola discrasia e per tutto il giorno ho avuto problemi perché si mi era infiammato il condotto lacrimale e scorrevano funerali da tutte le parti. Poi la parola vinaccia ha sconfitto la discrasia e il mio occhio è tornato normale. Così ho ripreso a vedere i soliti paesaggi cubisti e le battaglie dei Transformers. Però all’ultimo momento la parola Trasformers, impigliatasi dietro il lobo dell’orecchio, ha rovinato tutto dando inizio al suo solito concerto di immondi scarafaggi croccanti.
CORAGGIO
Coraggio che torneranno di moda. Prima o poi, stai sicuro che torneranno di moda. Come una volta, torneranno i capelli color lavanda, le gonne lunghe sino ai piedi, i gelati alla cicoria, le mutande bagnate, i kalashnikov, i pugnali. Torneranno di moda gli alberucci di Natale, le navicelle spaziali di Pasqua. Torneranno i tacchi sferici come quelli che portava ai piedi la tua bisnonna marchesina. Vedrai che scintillamenti nelle vetrine, che serpenti!
LA FORMA DEL MONDO
Un dì la dolce Annalucciola si svegliò circondata da luce invisibile. Una periferia senza perimetro straripava e lucciolava ai piedi del suo letto. Trasparente era la forma del mondo, trasparenti le tubature condominiali, il pavimento di terracotta, la vasca da bagno. Trasparente l’invisibile luce. Ma Annalucciola volle provare ugualmente. Cercava quel. Curvò la schiena ad arco protendendo il seno verso il mondo. Sbadigliò. Si impigliò a un attaccapanni. Morì.
LE ALI DEL CAVALLO
Al posto della brocca compaiono tre melograni blu. La finestra si accende di occhi. La scarpa si sporge verso lo stradone e genera lampadine spente. Un marmo antropomorfo punta le pupille sui mandorli fioriti. Le ali del cavallo scrivono che.
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