La visione + Pleistocene
by Davide Galipò
(la visione)
E poi continuate a dirmi
di non cantare canzoni tristi
di non dissimulare il disprezzo
che fagocita anche me.
La strada è una foné distorta
le briciole cadono dalla tavola
la voce al microfono salta.
Scrivere con la penna è una cosa.
Quasi tutto quello che conosciamo
ha avuto il suo inizio nel ‘900
e sta scomparendo – come certi mestieri
come i narratori sulle pianure.
Potrei allora provare a sforzarmi
d’immaginare responsabilmente – ma
è sempre ricorrere a un rischio
che costringe alla solitudine
(la visione)
<p>(la visione)</p>
<p>E poi continuate a dirmi
<br>di non cantare canzoni tristi
<br>di non dissimulare il disprezzo
<br>che fagocita anche me.</p>
<p><br>La strada è una foné distorta
<br>le briciole cadono dalla tavola
<br>la voce al microfono salta.</p>
<p> Scrivere con la penna è una cosa.</p>
<p><br>Quasi tutto quello che conosciamo
<br>ha avuto il suo inizio nel ‘900
<br>e sta scomparendo – come certi mestieri
<br>come i narratori sulle pianure.</p>
<p><br>Potrei allora provare a sforzarmi
<br>d’immaginare responsabilmente – ma
<br>è sempre ricorrere a un rischio
<br>che costringe alla solitudine</p>
<p> (la
visione)</p>
Pleistocene
Aveva qualcosa in cui
sperare guardando di lato
– il primate sorride cantando
le gesta del cielo e del fuoco.
Nuvola dolce è il sereno
contadino che spacca la legna
incurante del rumore di fondo
del significante fuori sincrono.
La nuova carne è nel registratore
congela l’istante come certe fotografie
ed ecco le proteste dei vecchi paesaggisti
“il linguaggio è mio e lo gestisco io.”
Ma la parola non è mai conservazione:
di solito nasce per avere una chance
tra il machete ed il piombo;
non muore con te – ti sopravvive
la parola – che oscuro presagio –
può fare a meno del corpo:
basta trovare un altro organismo
ospitante. La parola è endemica.
<p>Pleistocene</p>
<p><br>Aveva qualcosa in cui
<br>sperare guardando di lato
<br>– il primate sorride cantando
<br>le gesta del cielo e del fuoco.</p>
<p>Nuvola dolce è il sereno
<br>contadino che spacca la legna
<br>incurante del rumore di fondo
<br>del significante fuori sincrono.</p>
<p>La nuova carne è nel registratore
<br>congela l’istante come certe fotografie
<br>ed ecco le proteste dei vecchi paesaggisti
<br>“il linguaggio è mio e lo gestisco io.”</p>
<p>Ma la parola non è mai conservazione:
<br>di solito nasce per avere una chance
<br>tra il machete ed il piombo;
<br>non muore con te – ti sopravvive</p>
<p>la parola – che oscuro presagio –
<br>può fare a meno del corpo:
<br>basta trovare un altro organismo
<br>ospitante. La parola è endemica.</p>
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