Poesie 
by Laszlo Aranyi

Presso l’altare di Nuit
Traduttore: Cikos Ibolja

 

                                                                       “Be ready to fly or to smite!” 
                                                                       (Liber AL vel Legis III./33)

 

T’adoro, Occhio di serpe!

               Infilami nel tuo ago, lascia, che io sia il tuo filo!

Lascia, che io sia ditale e lo spazio

quanto un ditale sul tuo tavolo!

 

                     “Ogni sofferente tenta Dio.”

 

        Ali di libellula la sua ombra,

ceppi le sue radici, sul drappo funebre – Menzognapopoli

Brezsnyev troneggia,

        Il branco tortura, scortica il pastore,

        quel, che afferri, lo perdi!

Aguzzino con maschera a gas uggiola:

il Crocifisso è un gnomo precocemente invecchiato dalle zampe d’anatra,

 

Senza sangue, ma tramite sangue,

fronteggia, eppur è con la schiena rivolta a tutti,

        Sul filo puparo dei pargoli dalla testa di rospo pende la mola castrata,

la disintegrante corona detronizzata rotola sull’arco della notte invertita.

 

Rovescia, disperde,

         mira al potere, interrompe – istiga.

 

Dalla bocca lingua sorpresa pende.

        (Larve d’una razza estinta sotto la corteccia putrida.)

        Infilami nel tuo ago, lascia, che io sia il tuo filo!

 

Lascia, che io sia ditale e lo spazio

        quanto un ditale sul tuo tavolo!

 

T’adoro, Occhio di serpe!


L’eremita (L’arcano maggiore n° 9.)
Traduttore: Cikos Ibolja

 

       La nazione, la casa, la famiglia diventa indifferente.
Più tardi “essere o non essere” altrettanto…
      “Il ricercato cerca
il cercatore”, OL NOAN OL IPAMIS OL NOASMI,
                       il fauno con una gamba, con una lagenaria
come testa, sta seduto su un barile,
 
Gialal ad – Din Rumi, il demone con la maschera antigas
si sveglia tra le rose,
         sa, che solo la spontanea ebbrezza estatica,
                   il prender continuamente coscienza dei sogni         
         ha forza creatrice,
                   dietro l’equilibrio alterato ridente anarchia
sacrale. 
 
           La poesia finita fornirà forse un’esperienza visiva?
                         O i rettangoli ordinati del verso creeranno
una specie di falange tessuta insieme con le rime forzate?
 
Quel, ch’è buono: pare sfaldarsi,
             è la proliferazione incalcolabile d’una creazione
amorfa, capita, che qualche riga stia capovolta e segua
solo il respiro ritmato dell’artista,
                              del derviscio, il danzatore estatico.
 
              Le differenze s’attenuano.
Fuoco, L’aria, L’acqua e Terra diventano tutt’uno.
                               Il sempre crescente ritmo roteante
               c’attira verso i segreti interiori dell’anima.


Delirio

Traduttore: Cikos Ibolja

La risposta sembrava facile. (A Edipo era
capitato lo stesso, il percepibile
     è spesso solo un’illusione.) Si vede, ma non vede,       
         mentre, come una sfinge ovunque nascosta, osserva.
La valle – nugolo di torce, una conchiglia – orecchio
la capanna, la Luna è l’occhio di ciclope, sapor di miele
e profumo,
 
      ha il tocco della polpa di miele. La sorella
Coccodrillo giunge nel Boschetto dei Sonnambuli,
dalle lettere della tavola –  ouija si forma un
messaggio enigmatico:
“figli delle Bacchetta sono i Sette Principi,
del Pugnale sono i Sette Muti,
i Sette Gnomi gracili discendono dai Cerchi del vortice,
dal Calice sono i Sette Viandanti Squattrinati…”