Su “Arrigo Loro Totino. La parola come Poesia Segno Suono Gesto 1962-1982” di Peterlini-Maffei
by Francesco Aprile
Arrigo Lora Totino (Torino, 3 agosto 1928 – Torino, 15 settembre 2016), poeta lineare, concreto, sonoro, performer, pittore, storico delle avanguardie, teorico della poesia sonora e concreta, infaticabile operatore culturale ha animato, con una considerevole mole di progetti fra riviste, centri, antologie ecc., lo scenario delle ricerche intermediali italiane e internazionali agendo da collante fra le ricerche del primo Novecento e le successive sperimentazioni. La multiforme attività di Lora Totino è stata oggetto di diversi studi, fra questi, imprescindibile, Arrigo Loro Totino. La parola come Poesia Segno Suono Gesto 1962-1982 a cura di Giorgio Maffei e Patrizio Peterlini che andava ad affiancare la mostra svoltasi a Barriera, Torino, realizzata con i contributi di Barriera (Torino), Collezione La Gaia (Busca, Cn) e Fondazione Bonotto (Molvena, Vi). Nel volume, edito da Danilo Montanari Editore, sono presenti, inoltre, interventi di Nanni Balestrini, Julien Blaine, Sandro De Alexandris, Giovanni Fontana, Stelio Maria Martini, Sarenco, Maurizio Spatola, Giuliano Zosi.
Con questo volume, i curatori presentano una scansione cronologica delle diverse attività e ricerche di Lora Totino, decidendo di concentrarsi in modo particolare sul periodo che va dal 1962 al 1982 – senza tuttavia tralasciare il resto della produzione, individuando negli inizi degli anni Sessanta l’avvio di una più proficua ricerca poetica da parte dell’autore. Il volume è suddiviso, quindi, in sezioni e ognuna di questa è introdotta da un interessante apparato composto dalla riproposizione di editoriali e/o note e indicazioni di ricerca dell’epoca, redatte da Lora Totino o da altri protagonisti e collaboratori dell’autore torinese.
Il corpus lora-totiano, come nota bene Peterlini introducendo il catalogo, è complesso e strutturato, corposo e suddivisibile in differenti tronconi su base cronologica. “Sono la fine degli anni Cinquanta e Alt inizia la sua attività artistica come pittore sperimentando quelli che all’epoca erano i linguaggi più avanzati: l’informale e l’astrazione geometrica di matrice optical. Partito con alcuni esperimenti espressionisti […] Alt vira verso sperimentazioni geometrico-astratte di un equilibrio compositivo e formale che arriverà presto ad una sua stabilità nei primissimi anni Sessanta. L’impianto strutturale e coloristico delle opere del periodo “optical” rimarrà solido, sebbene in sotto traccia, in tutta la produzione successiva di Alt” (Peterlini, p. 9).
Il rapporto fra geometrie pittoriche e letteratura trova il terreno ideale nell’ambito della poesia concreta. Sarà lo stesso Lora Totino, infatti, a esprimere questa condizione della propria ricerca e, in generale, delle esperienze concrete nel testo Poesia concreta come ricerca strutturale, pubblicato dallo stesso in “La letteratura del linguaggio visivo” (Torino, 1966): “La poesia concreta è quindi poesia sperimentale strutturale. Non si tratta soltanto della costruzione di frammenti di una natura inventata totalmente da parte di una tecnocrazia di poeti, quanto di moltiplicare all’infinito sperimentazioni rigorosamente disciplinate. […] La poesia concreta appare come una letteratura di alternative e non già come una letteratura soltanto di opposizione fondata sul mero scarto del patetico e del banale. […] Il nesso iconico infatti ha nella poesia concreta un preciso significato optofonetico e l’optofonia è in realtà contemporaneamente il punto di partenza e quello finale del concretismo” (il testo oggi è riproposto nel catalogo curato da Maffei e Peterlini, a pagina 45).
A darsi come collegate nell’opera dell’autore, risultano non solo le matrici geometriche, ma quanto, nella parola, tende a darsi ora come elemento visivo, sonoro e corporeo. Le ricerche articolate all’interno del volume evidenziano, infatti, come gli elementi sonori e corporei trionfino nel corpus lora-totiano a partire da quelle radici rappresentate dalla tradizione Novecentesca per il Cabaret e il Varietà. “L’impegno pluriennale e infaticabile come mimo-poeta-declamatore è quindi diretta filiazione delle avanguardie storiche e del loro amore per lo spettacolo popolare e buffonesco, dai vaudeville ai guignol, dal cabaret al teatro di varietà. […] È in questo filone che le numerose esperienze a cui Alt ha dato corpo vanno ascritte. Perché Alt non si è limitato a fare poesia. Ha veramente, e nel senso più pieno della parola, dato un corpo alla poesia” (Peterlini, pp. 10-11).
La parola concreta, allora, è letteralmente cosa, è materia e struttura, forma e oggetto concreto che non viene astratto a partire da altro, ma si dà nella sua evidenza. Il suo essere flusso è già nella materialità corporea del detto e dell’azione, il suo essere suono è trasposto nell’organizzazione strutturale che la parola assume nella sua disposizione sulla pagina, conquistando lo spazio e attraversando la scena, ancora, come un corpo che è, a sua volta, materia, visione e sonorità. Il lavoro non si riduce mai e poi mai nella sola messa in opera di una parola come “contenuto” senza forma, oggetto morto interessato a dire solo nella lettura, ma è, anzi, contenuto esperibile principalmente nella sua forma, la quale è vitale, performativa, ha esigenze corporee e abita la realtà come una struttura qualsiasi abita lo spazio fisico del mondo. “La poesia concreta propone una poetica che esige una ottica, una acustica, una sintassi, una morfologia adeguate alla struttura della percezione, la quale non è un sistema lineare di trasmissioni successive come, ad esempio, il verso tradizionale. È indubbio che gli schemi di comunicazione estetica basati sulla percettività del materiale, hanno in comune un atteggiamento concreto, sia che si tratti di poesia concreta o di arte programmata o di musica elettronica” (Lora Totino, Poesia concreta, in Ipotesi linguistiche intersoggettive, 1967, oggi in Maffei-Peterlini, p. 69).
Il lavoro sulla scrittura diventa lavoro sulle “verbotetture” nell’esaltazione della componente spaziale, dunque strutturale, del testo, oltre che sulle “optofonie” tenendo insieme, appunto, il dato visivo, iconico del testo e la sua esasperazione fonetica fino al rumore.
Il lavoro di Maffei e Peterlini restituisce, in definitiva, il percorso creativo e teorico di Lora Totino affrontandone le diverse declinazioni, disponendole cronologicamente e offrendo uno spaccato di una delle ricerche più frenetiche e fruttuose del panorama internazionale. Un lavoro che fornisce i punti di ancoraggio storico e le diramazioni della rete di rapporti intessuti dal poeta torinese nella sua esperienza sia creativa che organizzativa. Un libro vivo, come la materialità pulsante della parola in Lora Totino.
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